domenica 12 maggio 2013
Tiriamoci sushi: mangiare, Wasabi, uomo, donna
La battuta-citazione col film di Ang Lee viene facile, anche perché al ristorante giapponese Wasabi di Bergamo - aperto da poco sulle ceneri di un precedente orientale modello cucina-alla-piastra-e-wok - propongono una duplice formula all you can eat: l'uomo paga 20,90 € e la donna 18,90 €, ovviamente bevande escluse.
Sul nastro scorrevole in puro stile kaiten-zushi, la consueta trafila delle varie declinazioni del sushi in formato nigiri o maki, con qualche apparizione sporadica ma gradita di sashimi di salmone o di alghe con salsa di sesamo, poi dalla carta si può scegliere a piacere quasi tutto.
Il locale ha il canonico design lineare e tagliente, impreziosito dalla vetrata sul pomeriggio assolato bergamasco che degrada verso la serata primaverile post-temporale, e ben presto tutti i tavoli trovano i loro ospiti.
Unico errore: aver ordinato tutto nello stesso momento, il che significa che ti porteranno tutto assieme, ahimé.
Perciò, se ci andate, ordinate con calma una o due portate per volta, e non azzardatevi a prendere vino sfuso: se proprio non volete sostituirlo con il tè, scegliete una bottiglia.
Il tofu in tempura - Agedashi tofu - è un gioiello di cottura, e apre degnamente le danze nipponiche.
A rifletterci, la tempura è una tecnica che renderebbe gustosa qualsiasi cosa, ma il tofu è di quelli dalla giusta consistenza.
Gli fa da contraltare il tonno maguro tataki, senza salsa tatai o simili, dal quale emergono in pieno sentori acidi e mineralità del tonno.
L'udon con frutti di mare - kaisen iaki udon - è qualcosa cui è difficile rinunciare in un posto del genere: una pasta della quale ho già cantato le lodi qui e che esercita sul mio palato un livello di appagamento raro.
Probabilmente solo gli italiani, oltre ai giapponesi, sono in grado di apprezzarne tutte le sfumature e l'incredibile capacità di questo formato nel legarsi ai condimenti: confortevole.
Un po' di prodotti del mare alla piastra - kaisen teppaniaki - ed è subito cultura: bisognerebbe erigere un monumento a quell'essere umano che per primo comprese quanto fosse valorizzante per molluschi e crostacei la scottatura su piastra, perché questa è materia che meriterebbe di monopolizzare l'intera cena.
Dopo il tofu fritto, la conferma dell'egregia tecnica della tempura arriva da questo misto, con zucchine, carote e gamberi, asciutto e pulito come ci si aspetta.
Intanto, rubo ancora qualche nigiri al tonno o ai gamberi crudi e qualche fetta di sashimi dal nastro, mentre scopro che i dessert sono solo torte gelato confezionate, grossa pecca.
Mi dirotto dunque ancora sul salato, buttandomi su un gunkan negitoro di ventresca di tonno.
Il problema del gunkan è la mangiabilità - come già dissi riguardo a quello del Yun di Antegnate - e devo confessare che questo in particolare finisce per sformarsi a causa del troppo riso e dell'eccessiva elasticità dell'alga nori, poi è chiaro che la finissima tartare di tonno abbia la sua godibilità.
Nella mia percezione, il ristorante giapponese è diventato quasi un ristorante di tradizione, e se l'effetto sorpresa è scemato, la voglia di sicurezza, il desiderio di ritrovare forme, sapori e consistenze di un certo tipo sono aumentate.
Se ora posso contare anche sul ristorante Wasabi non posso che esserne contento.
Ristorante giapponese Wasabi
via Carducci 4
24127 Bergamo
tel. 035 2652487
Sempre aperto
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