mercoledì 24 febbraio 2016

Un Angelo in trattoria, a Torre Pallavicina


Sulla riva destra dell'Oglio, là dove si incuneano terra bresciana, bergamasca e cremonese, Torre Pallavicina conserva la sua bellezza tra le doti naturali di una campagna arricchita da un corso d'acqua importante e una capacità di dialogare con il moderno e di fare proposte culturali.

Il parco dell'Oglio dà il suo contributo a sviluppare un'oasi ambientale preziosa, e un'oculata amministrazione locale sfrutta le risorse locali e lo splendido palazzo Barbò per esposizioni ed eventi di spessore.

E in un luogo che ha quindi il classico piede nella terra e il dito puntato al cielo, anche l'enogastronomia ha qualcosa da dire.

Anzi, Torre Pallavicina per quanto piccola sia offre in realtà ristorazione di ogni ordine e grado, proprio per questa sua multipla vocazione.

Ovviamente la matrice di base, quella più naturale, storica, originaria, si basa sulla campagna, sul territorio e su ciò che il fiume può offrire.

Dai salumi della bassa padana - affatto diversi da tutti gli altri - alle paste ripiene diffuse a macchia nelle province lombarde, dai piatti di carne a lunga cottura ai pesci d'acqua dolce, le opzioni raccontano il legame con il territorio e una dimensione di vita ancora strettamente commisurata ai cicli naturali e alle circostanze ambientali.

L'espressione forse più tipica di questa cucina e di questo rapporto con il cibo a Torre Pallavicina è la Trattoria dell'Angelo, significativamente piazzata lungo il naviglio, dove la via che lo sormonta e il portico che vi accoglie - e che finché il sole è tiepido vi può regalare ore liete - diventano tutt'uno.

venerdì 12 febbraio 2016

I Lieux-Dits di Selosse all'Antica Osteria dei Camelì

Allo scoccare del terzo millennio, Anselme Selosse cominciò a covare un'idea di quelle destinate a lasciare un segno incancellabile, acquisendo e isolando alcuni vigneti e parcelle con i quali tentare un'impresa che di solito si contemplava solo per il vino tout-court: fare degli champagne capaci di esprimere al massimo grado le caratteristiche del territorio.

La sua estrema attenzione alla vigna - quasi un suo marchio di fabbrica - che gli fece dire allegoricamente di sentirsi come un ostetrico che si limita a creare le migliori condizioni di nascita per i suoi champagne, andò così a coniugarsi in tutta felicità con le peculiarità di ognuno dei sei vigneti in questione, che diedero vita, a partire dal 2010, alla collezione dei Lieux-Dits.

Per chi già normalmente apprezza Selosse e le sue bollicine - prestigiose al pari dei giganti chiamati Krug o Dom Pérignon pur con il notevole divario nelle dimensioni aziendali - l'occasione che si presenta il 10 marzo è di quelle difficili da lasciar correre a cuor leggero.