martedì 29 gennaio 2013

Noter de Berghem: la rossumada


Per onestà, bisogna dire che questa preparazione - a metà tra il tonico e il dessert - è di accertate origini meneghine, ma io l'ho conosciuta qui nella bergamasca come il ricordo di giovani e meno giovani di una merenda leggendaria.

La rossumada - la cui usanza dilaga finanche all'Emilia Romagna - è qualcosa in più del semplice uovo sbattuto e un filino in meno di una mousse, soprattutto nella versione albumata che presento io.

Tuorlo d'uovo - il termine rossumada si riferisce ovviamente al suo colore - , zucchero, qualcuno dice Bonarda, altri Barbera, chi afferma che d'estate sia meglio il latte, il tutto ben frustato finché schiuma, chi vuole un risultato certamente spumoso non rinuncia all'albume a neve, ed ecco una crema soffice come non mai.

Con che cosa mangiarla?

Tralasciando i golosi che non esiterebbero a farla fuori così com'è a cucchiaiate, gli abbinamenti sono gli stessi di tutte le creme d'uovo, quindi ottimi biscotti secchi o savoiardi, un grande panettone - io ho fatto così, anche perché in questi giorni puoi prendere gli ultimi panettoni di pasticceria facendo affari - oppure, per chi vuole tuffarsi nella leggenda, semplici tocchi di pane.


Niente cottura, quindi massima freschezza delle uova, e mi commuovo a vedere questi gusci sui quali la padrona delle galline ha attentamente vergato la data di deposizione, così come mi piace il bianco del guscio, segno di una razza diversa da quella delle galline anglosassoni le cui uova sono diffuse nella grande distribuzione.


La rossumada


Ingredienti:
1 uovo
1 cucchiaio e mezzo di zucchero
1 cucchiaio di Marsala secco
1 pizzico di sale o qualche goccia di limone

Separa tuorlo e albume, monta il primo con lo zucchero, aggiungendo alla fine il vino e rimescolando, frusta il secondo fino a neve ferma - con l'aggiunta di sale o limone per stabilizzarlo - e amalgama i due composti con la solita mano lenta, dal basso verso l'alto, inglobando aria.

Non farti fuorviare dal cucchiaino nelle foto: afferra con dita decise pezzi di biscotto, di panettone o di pane e scarpetta tutta la scodella fino a che l'ultima traccia si dissolva sulle tue papille.

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