lunedì 13 giugno 2016

Al Monte Cura arriva Andi Fausto


Se non sei solo un gourmand a caccia di abbuffate, se non sei solo un bevitore della domenica che si atteggia a improvvisato degustatore, se il tuo interesse per il cibo e il vino non è solo bisogno di apparire e dire io c’ero, se credi che stare attenti a ciò che mandiamo nello stomaco sia prima di tutto un atto di responsabilità verso noi stessi, verso gli altri e verso la Terra che abitiamo, tieni libera la data del 29 giugno nella tua fittissima agenda.

All’agriturismo Monte Cura di Albino, quella sera, arriveranno i vini di Andi Fausto accompagnati di persona dal loro geniale creatore.

E come faccio io adesso a dirti in poche righe chi è Andi Fausto?

Non basta rinchiuderlo nel novero del biodinamico, poiché persino davanti ai rigidi procedimenti steineriani Fausto non si ferma, se crede che la sua idea possa portare un miglioramento verso quei concetti di equilibrio e di impatto zero che lo animano da sempre.

Non basta raccontare come da serio studioso abbia ricostruito un metodo di spumantizzazione risalente al XIII secolo ricavando uno stupefacente Pinot rosée che fa mangiare polvere a tante etichette blasonate.

Non basta riportare la sua intenzione di estirpare tutto il pinot dal suo pezzetto a Montù Beccaria in quanto vitigno non autoctono e quindi non in armonia con l’andamento naturale.

Non basta elencare le sue collaborazioni con gli accademici, non ultima il recupero di uno dei più antichi vitigni a bacca bianca del vecchio continente, a lui affidato per riprendere vita e diffusione.

Non basta nemmeno sottolineare il suo impegno quotidiano con i ragazzi svantaggiati ai quali affida la decorazione a mano delle bottiglie, una a una, per non parlare del laboratorio permanente Fuori dalla Mischia, gestito da sua moglie, un modo diverso di fare buone pratiche di comunità sociale, nella convinzione che il rapporto tra l’uomo e i prodotti della terra si basa sulla cura e non sul profitto, perché il vero scopo non è arricchirsi con la terra ma arricchirla.

Da questo sincero interesse per chi come Fausto fa sul serio e non cerca solo effimeri riflettori, l’idea ha visto la luce grazie alla Top-Wine di Alfredo Leoni e all’agriturismo Monte Cura di Cristiano Cumini, per diventare uno di quegli eventi che cambiano chi vi prende parte.

mercoledì 20 aprile 2016

Osteria Villa Anna: benvenuti nel sogno


Là dove la Valcalepio comincia a scivolare nel lago d’Iseo, in questo inizio di 2016 sta prendendo forma il sogno di una donna e della sua famiglia, fatto di accoglienza e gusto, di familiarità ed eleganza, di cibo vero e ospitalità calorosa.

Un sogno chiamato Osteria Villa Anna, a Gandosso, e che pare seriamente intenzionato ad allietare non solo chi questo sogno lo ha realizzato, ovvero Anna Fortini e suo marito Umberto Bortolotti, ma anche coloro che vorranno venire a condividerlo e viverlo.

lunedì 11 aprile 2016

A Montello, il maestro e margherita sono ancora insieme


Se è come dice Mogol con la voce di Battisti, che il ricordo, come sai, non consola, allora il mio rispettoso ricordo di Luigi Iorio Esposito e delle sue pizze rischia di fare la fine dello scoglio che non può arginare il mare.

Molto meglio, dunque, andare direttamente là dove quelle pizze continuano a essere sfornate, per vedere se l’eco della passione e della bravura di don Luigi ancora si sente.

Al Galletto d'Oro, pizzeria storica qui nella bergamasca, perché tra le prime e più importanti a offrire una pizza che si potesse dire napoletana, ha avuto in questi quasi trent’anni una storia non sempre a regola d’arte come le pizze che invece ha saputo far gustare agli avventori.

lunedì 21 marzo 2016

A Capriolo, l'uovo e la colomba sono veri Peccati di Gola

A Capriolo, proprio quando ti viene voglia di incamminarti nel pieno della Franciacorta, c’è un giovanissimo pasticciere che sembra messo lì per indurre in tentazione.

Nicola Cadei è giovane ma dalla solida formazione, perciò nella sua pasticceria Peccati di Gola sa coniugare le basi e la tecnica della pasticceria tradizionale italiana con uno sguardo alle tendenze contemporanee.

Non si tratta solo di misurarsi con il cake design o i macaron, né di stupire innanzitutto la vista divertendosi a riprodurre forme insolite soprattutto con le creazioni di cioccolato.

Alla raffinatezza estetica infatti si accompagnano procedure scientifiche basate su conoscenze fisico-chimiche molto avanzate, che gli permettono di ottenere risultati singolari e appaganti.

Proprio in prossimità della Pasqua il giovane pasticciere infonde ai due grandi capisaldi di questa tradizione festiva tutto il suo background e la sua creatività, creando colombe arricchite da ingredienti preziosi non solo per il gusto ma anche per la performance realizzativa, oppure forgiando uova di Pasqua che gareggiano con la scultura grazie a processi produttivi in cui arte e tecnologia si fondono in un tutt’uno virtuoso e soprattutto gustoso.

venerdì 18 marzo 2016

Ad Ambivere, quattro passi tra i Lieux-Dits

Metti insieme una serie di champagne dalla concezione rivoluzionaria, un ristorante che conserva da tempo con merito il suo posto nel firmamento dell’alta cucina bergamasca e un esperto conoscitore del mondo del vino a tirare le fila e a tessere il dialogo tra i bicchieri e i piatti.

È quello che è accaduto ad Ambivere giovedì 10 marzo, in occasione di Nel più totale degli Extra Brut, la serata dedicata da Alfredo Leoni della Top-Wine alla serie di champagne dei Lieux-Dits di Selosse, nell’elegante cornice dell’Antica Osteria dei Camelì, saldamente tenuta da Camillo Rota.

Champagne monoparcellari prodotti in quantità così esigue da far sentire chiunque li assaggi una persona molto fortunata e realizzati con uno scrupolosissimo studio del dosaggio, un processo nel quale Selosse ha le idee ben più che chiare.

Se il vino deve avere un sapore, allora lo zucchero deve fare da esaltatore e non andare a coprire e soffocare i gusti riconoscibili al palato.

Con questa posizione ferma, le pochissime bottiglie dei sei tipi di champagne – si va da circa 600 a un massimo di 2600 a seconda della tipologia – hanno un dosaggio che va da 0 a poco più di 2g/l, e così il vero extra brut è servito.

mercoledì 24 febbraio 2016

Un Angelo in trattoria, a Torre Pallavicina


Sulla riva destra dell'Oglio, là dove si incuneano terra bresciana, bergamasca e cremonese, Torre Pallavicina conserva la sua bellezza tra le doti naturali di una campagna arricchita da un corso d'acqua importante e una capacità di dialogare con il moderno e di fare proposte culturali.

Il parco dell'Oglio dà il suo contributo a sviluppare un'oasi ambientale preziosa, e un'oculata amministrazione locale sfrutta le risorse locali e lo splendido palazzo Barbò per esposizioni ed eventi di spessore.

E in un luogo che ha quindi il classico piede nella terra e il dito puntato al cielo, anche l'enogastronomia ha qualcosa da dire.

Anzi, Torre Pallavicina per quanto piccola sia offre in realtà ristorazione di ogni ordine e grado, proprio per questa sua multipla vocazione.

Ovviamente la matrice di base, quella più naturale, storica, originaria, si basa sulla campagna, sul territorio e su ciò che il fiume può offrire.

Dai salumi della bassa padana - affatto diversi da tutti gli altri - alle paste ripiene diffuse a macchia nelle province lombarde, dai piatti di carne a lunga cottura ai pesci d'acqua dolce, le opzioni raccontano il legame con il territorio e una dimensione di vita ancora strettamente commisurata ai cicli naturali e alle circostanze ambientali.

L'espressione forse più tipica di questa cucina e di questo rapporto con il cibo a Torre Pallavicina è la Trattoria dell'Angelo, significativamente piazzata lungo il naviglio, dove la via che lo sormonta e il portico che vi accoglie - e che finché il sole è tiepido vi può regalare ore liete - diventano tutt'uno.

venerdì 12 febbraio 2016

I Lieux-Dits di Selosse all'Antica Osteria dei Camelì

Allo scoccare del terzo millennio, Anselme Selosse cominciò a covare un'idea di quelle destinate a lasciare un segno incancellabile, acquisendo e isolando alcuni vigneti e parcelle con i quali tentare un'impresa che di solito si contemplava solo per il vino tout-court: fare degli champagne capaci di esprimere al massimo grado le caratteristiche del territorio.

La sua estrema attenzione alla vigna - quasi un suo marchio di fabbrica - che gli fece dire allegoricamente di sentirsi come un ostetrico che si limita a creare le migliori condizioni di nascita per i suoi champagne, andò così a coniugarsi in tutta felicità con le peculiarità di ognuno dei sei vigneti in questione, che diedero vita, a partire dal 2010, alla collezione dei Lieux-Dits.

Per chi già normalmente apprezza Selosse e le sue bollicine - prestigiose al pari dei giganti chiamati Krug o Dom Pérignon pur con il notevole divario nelle dimensioni aziendali - l'occasione che si presenta il 10 marzo è di quelle difficili da lasciar correre a cuor leggero.