domenica 19 gennaio 2014

Alla scoperta dell'Antica Osteria dei Camelì


Con un sospiro di sollievo all'apparizione di quest'insegna è cominciata la serata all'Antica Osteria dei Camelì.

Eh sì, perché provate voi a superare Ponte S. Pietro e avventurarvi in un buio incallito sotto secchiate spietate di pioggia, soprattutto dopo aver visto sulla cartina una rassicurante svolta a sinistra con strada che va dritta dritta in bocca all'osteria, per poi scoprire che dovevate prendere la traversa successiva.

Di sicuro stavolta ho imparato alla perfezione come si arriva ad Ambivere.

Per fortuna, Camillo Rota al telefono è tanto rassicurante quanto prezioso nel descrivere i piatti ai commensali, e ci accorgiamo di averlo chiamato quando siamo a neanche trecento metri da quella scritta incisa.

Una stella Michelin ormai inamovibile e 15,5 punti per L'Espresso, l'Antica Osteria dei Camelì è il risultato di attenzione e professionalità da grande ristorazione, realizzata però con quella misura umana e cordiale che solo la conduzione familiare permette.

Per questo abbiamo scelto di inaugurare la nostra partecipazione a In Gruppo partendo da questo locale.

E se il personale è impeccabile nel soddisfare ogni bisogno quasi prima ancora che sorga, il titolare lo è di più, senza ritagliarsi un ruolo gerarchicamente più elevato, ma dando quasi l'esempio, dal raccogliere i cappotti all'accompagnarti di persona alla porta dei servizi, dall'annunciarti che tra poco si comincia - un po' come quando a teatro accendono la mezza sala - allo spiegarmi come uscire da Ambivere senza sorprese e ritrovare la strada di casa, dalle storie che hanno portato alla realizzazione dei piatti al siparietto sullo scambio dei cappotti.

E questa caratteristica di Camillo Rota è stata decantata, riconosciuta nella sua unicità, persino a volte criticata, ma una cosa è leggerla dai resoconti di chi c'era già stato, e un'altra cosa è viverla di persona.



Assieme a un Nuragus di Cagliari Dolia, l'appetito viene stuzzicato in partenza da questi tortelli in brodo di zucca che danno conforto e ti fanno cancellare il ricordo del diluvio esterno.

La focaccia a lievitazione completamente naturale, come il pane, irrobustisce questo primo passo.

In questo primo fine settimana dell'iniziativa In Gruppo ci sentiamo un po' come gli esecutori di un test sul menù pensato apposta.

Sicuramente l'idea funziona, visto che a tutti gli altri tavoli arrivano identiche portate, e questo vuol dire davvero sentirsi in gruppo.


Questo è sicuramente il piatto che marca la differenza e che ti fa sentire l'altro livello di un locale simile: in una crema di patate finissima si crogiolano dei calamari cotti sottovuoto a bassa temperatura la cui tenerezza poi si veste di un velo di pomodoro.

C'è sempre un vedo e non vedo che accompagna i piatti, e se in superficie affiorano i corpi dei molluschi, le teste, lunghe e bellissime, si scoprono soltanto affondando il cucchiaio.


Gli sfoglioni con scamorza affumicata e zucchine li avevo già assaggiati in quest'occasione, ma repetita iuvant, così risultano ancor più apprezzabili, con il gioco dei fili di zucchina croccanti.

Anche in questo caso, l'invito è a scoprire, a munirsi curiosamente di forchetta e coltello per rivelare contenuti promettenti.


Anche quando arrivano queste frittelle - cottura al momento, come testimoniano i tempi d'attesa - credi soltanto di sapere già tutto, ma in realtà l'involucro che qualcuno in sala accosta alla tempura - eh sì, il messaggio è quello, chiosa il Rota - è un piccolo scrigno dal quale saltano fuori verdure dell'orto e un baccalà, nel tentativo dichiarato di rendere queste frittelle quanto più eteree è possibile, anche se poi - a piatto consumato - un lieve effetto-frittura nell'apparato digerente è inevitabile.


All'insegna del cosa-c'è-dentro-cosa-c'è-fuori e del cosa-c'è-sotto-cosa-c'è-sopra anche il dessert dice e non dice, mostra e nasconde.

La mousse sifonata è pera pura, e fluttua assieme a briciole di meringa alla cannella su una salsa fatta di cacao e acqua, ma il tutto poggia su una ben celata base di biscotto che la cameriera chiama savoiardo, mentre il titolare va per perifrasi, sciorinando gli ingredienti che lo compongono, in una sineddoche allargata, le parti per il tutto.


Caffè e piccola pasticceria mettono un elegante punto, dal quale emergono pregevoli i cannoncini, la cui pasta ha dell'incredibile.

Non c'è fretta, sei il benvenuto, i caffè possono diventare anche due, si scherza davanti ai capricci del POS e per la mano che non trova la gruccia giusta nell'armadio, e questa viva cordialità di Camillo Rota, con la cucina ragguardevole della sua famiglia, scrivono il migliore dei ricordi dell'Antica Osteria dei Camelì.

Antica Osteria dei Camelì
via G. Marconi 13
24030 Ambivere (BG)
tel. 035 908000

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