domenica 29 luglio 2012

Marrakesh mon amour: dal Marocco alla Lombardia

Già da più di un anno la scritta Marrakesh mon amour sotto le cerchie di Romano di Lombardia esercitava il suo potere d'attrazione sul mio debole verso l'etnico.

Io, orfano dell'omonimo ristorante marocchino alle spalle di Borgo Santa Caterina a Bergamo, e costretto ad andarmene dal Riad-Marrakech di Treviglio perché la loro ortodossia gli impedisce di vendere alcolici (e quella sera proprio non ce la facevo a mangiare la tajine con la coca cola), mi sono deciso a provare il ristorante marocchino del "mio" paese.

Alcune voci parlavano di un cous-cous-niente-di-speciale, altre lo decantavano per come, durante la scorsa Notte Bianca di Romano, oltre al cibo era stato possibile assistere allo spettacolo di danza del ventre.

Erano le 19.30 e alle 21, dall'altra parte del paese, ci aspettava la noche de tango argentino.

Quando però siamo entrati nella saletta incantevole abbiamo subito capito che il Marrakesh mon amour meritava di essere capito senza fretta.

Si definisce ora lounge bar restaurant, ora ristorante etno-chic, cerca di toccare annunciando specialità marocchine o ricordando che c'è la splendida terrazza per fumare il narghilé.

Ma quello che non si può scrivere, perché sembrerebbe vanteria, è la bontà dei suoi piatti, l'unico vero e serio motivo per andarci, anche al di là dei prezzi che in certi casi si potrebbero ridiscutere.

Perfino il sito, a mio parere, non rende l'idea di quanto possa essere gradevole mangiare al Marrakesh mon amour.



Il benvenuto sa di melanzane e spezie agrodolci su frammenti di pane arabo ben lievitato, tanto che puoi aprire a metà ogni quadretto e farcirlo con cucchiaini di quella delizia, con delle oneste bollicine a rinfrescare dall'afa.

Il menù è salomonicamente diviso a metà: a sinistra i piatti marocchini, a destra una cucina mediterranea/italiana, ma comunque non banale.


Nessuna etichetta africana nella carta dei vini, così il Valcalepio Bianco Castello di Grumello si assume l'onere di accompagnarci degnamente.

I cous-cous sono per almeno due persone, e sicuramente torneremo per assaggiarli.

Visto però che negli altri piatti ogni tanto un po' di cous-cous ci capita, decidiamo di sperimentare le altre proposte, partendo dall'antipasto.


Tra i vari tipi di briwat ci colpisce quello a base di pesce e spaghetti di riso, avvolti nella sfoglia croccante quanto serve, irrorati da una salsa alle erbe che addolcisce il sapore intenso del pesce che esplode al primo morso scrocchiante (perché ovviamente l'ho mangiato con le mani!).

Sono però estremamente curioso dei piatti principali che stanno per arrivare, perché è chiaro che la cucina marocchina in questo ristorante è stata tarata nell'equilibrio e nelle armonie dei sapori e della leggerezza per un pubblico diverso, e sono ansioso di scoprire quanto saranno intervenuti sui piatti tradizionali.


Questa tajine Casablanca, con pollo, limone, olive e tanta, dolcissima e meravigliosa cipolla trova valido sostegno nel pugno di cous-cous gratinato, e anche a occhio le modifiche rispetto a una preparazione tradizionale spiccano immediatamente.

L'equilibrio dolce-acido tra limone, cipolla e glassa veste la carne in modo magistrale (un pollo che sa di ordinario, bisogna dirlo, ma oggi trovare polli buoni è un'impresa).

Persino la mia compagna che è cipollofoba mi ha rimproverato di aver ripulito tutta la salsa dal piatto, e sarebbe stato un peccato meritevole delle fiamme di jahannam farla avanzare.

E questo è niente.


Il piatto emblema di Fez e di tutta la cucina marocchina, la pastilla, servita però con un ripieno di verdure e gamberoni e scortata da altrettanti crostacei in purezza, con salsa al loro corallo.

Tre cose sole da dire:
  • verdure dal sapore intenso
  • gamberoni freschissimi che di più non si può (e all'interno ce n'erano altri tre)
  • pasta e cottura asciutta e leggerissima
Come già detto, il prezzo di alcuni piatti si potrebbe rivedere e ribassare, ma in questo caso non batterei ciglio a pagare anche il 30 % in più del suo costo, perché gli ingredienti e la mano sono di prim'ordine.

Dopo ampi complimenti al titolare e alla sorella ai fornelli, memori del nostro appuntamento tanguero, ci apprestiamo al finale.


Qui il passo tra Marocco e Sicilia è breve: la pallina di gelato a sinistra è allo zenzero - che non ha perso nulla della sua energia anche in versione ice - e quella a destra è alle mandorle, anzi, con le mandorle che si sentono in modo marcato.

Il cous-cous da terreno è tostato con miele e funziona bene soprattutto col gelato allo zenzero, perché ne esalta il sapore pungente.

Le foglioline di menta preludono all'omaggio dello chef.

Il tè alla menta con i biscotti tipici (arachidi, noci e cioccolato) è offerto e versato dalla casa, e noi lo sorbiamo con la stessa lentezza con cui il sole fa la sua ultima e definitiva immersione all'orizzonte, scurendo le ombre lungo la cerchia di via Pagliarini su cui affacciamo.

Il conto è di 63,50 €, il Marrakesh mon amour funziona anche come Happy Hour dal venerdì alla domenica, dalle 18 in poi.

Gli appassionati di danza del ventre della bergamasca, sempre alla ricerca di locali dove respirare atmosfere congeniali alla loro passione, stiano attenti, perché per la stagione a venire si annunciano eventi a base di cultura maghrebina ai quali non si può mancare.

Via Nazario Sauro 49
24058 Romano di Lombardia (BG)
tel 0363 911673
Chiuso Mar

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