In questa tela di Gérôme ci sono Luigi XIV e Molière seduti a cena, e forse nutrire il corpo del grande commediografo era il solo modo che Le Roi Soleil aveva per ricambiare il nutrimento dell'anima che riceveva dalle tante rappresentazioni teatrali del suo commensale.
Tutti i ristoranti che prendono il nome di Teatro dovrebbero riflettere sul carattere di messa in scena del loro stesso servizio e non considerarlo solo un nome per il locale, dovuto magari alla vicinanza di una sala teatrale.
A Lallio, inglobato nell'hotel Donizetti, c'è Il Teatro, ristorante osteria che oltre a servire i clienti dell'albergo è aperto a chiunque voglia incuriosirsi a tal punto da scoprirlo, com'è capitato a me.
Se c'è una cosa che tutti in qualche modo si aspettano quando vanno a teatro è la sorpresa: il sipario si apre e qualcosa di inaspettato accade.
Ebbene, è andata esattamente così.
E non parlo della cortesia del personale, la cui recitazione forse andrebbe messa ulteriormente a punto per non apparire accademica, ma del cibo che non faccio fatica a definire spettacolare, cioè ammirevole.
L'osteria ha una carta giustamente limitata, che punta su un prodotto principale - la carne di manzo - e non offre più di cinque piatti per portata, ha una cantinetta discreta ma con qualche colpo di biologico sorprendente e prezzi perfettamente calibrati su ciò che sanno e possono fare.
Antipasti e primi sui 9 € e secondi - carni alla griglia e poche cose di minima elaborazione - dei quali si paga la materia.
Si può anche optare per un menù incentrato sulla fiorentina, con annessi antipasto, contorno, acqua e vino, dal costo assolutamente irrisorio per due persone.
Accompagnati da un dolcetto d'Alba DOC Corino che non la manda a dire in fatto di corpo e armonia, apriamo il sipario.
Il primo atto è rappresentato da un mega tagliere di salumi e spicchi di piadina fumante e profumata.
Gli attori siamo noi, che su ogni triangolino di piadina stendiamo ora la bresaola e ora il prosciutto crudo, sicuramente un gradino più su del salame e del cotto, ma è in questo momento che capiamo il senso della dicitura osteria, a dispetto di un ambiente che architettonicamente non si mette d'accordo con ciò che contiene.
Un'altra importante caratteristica del teatro è la capacità di commuovere.
Ed è commozione pura quella che provo leggendo nel menù la parola carbonara, che mentre a Roma viene rivalutata e trattata come haute cuisine, nel resto del globo è considerata un residuato bellico indice di trasandatezza.
Carbonara eseguita magistralmente, nonché opulenta, della quale è troppo facile e ingiusto rimarcare l'unica pecca evidente, cioè lo spessore degli spaghetti, non perché non siano buoni, ma perché l'intingolo e la cremosità sono tali da meritare una pasta più capace di tener testa a tale denso gusto.
Fare l'osteria significa anche scegliere pochi piatti che si è sempre in grado di presentare al meglio.
È il caso di questa zuppa di ceci, generosa nella porzione e nel condimento, che sul pane tostato va via con amabile disinvoltura.
La scena madre l'affidiamo a una solida costata di manzo con patate, cotta con matematica precisione, cioè un ottavo di spessore sopra a uno sotto che hanno cambiato colore, mentre tutto il resto al centro rimane rosso sangue e il coltello non incontra resistenza alcuna.
Facile pensare che anche la proposta fiorentina potrà regalare colpi di scena di puro piacere.
L'ultimo sorso di Dolcetto si stempera nel finale della pièce: un tiramisù montato non più di mezz'ora prima, con protagonista assoluta la cremosità untuosa di uova e mascarpone, da standing ovation.
Per apprezzare un simile spettacolo, bisogna essere spettatori avvezzi alla teatralità, e non farsi condizionare da una sala che non rende giustizia a chi la tiene in vita.
Ma al di là delle quattro mura, il copione è quello giusto, e l'osteria Il Teatro invoglia ad assistere anche alle repliche.
Osteria Il Teatro
via Aldo Moro 29
24040 Lallio (BG)
tel. 035 201227
Chiuso Dom
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