lunedì 1 settembre 2014

Gourmet in trasferta: in principio era Gorizia


Da adolescente napoletano e vomerese, pensare alla pizzeria Gorizia significava già fare i conti con un pezzo di storia del mio quartiere, della città, e della storia della pizza napoletana.

Da quarantenne, emigrato, e appassionato sostenitore del piatto più geniale della storia umana, l'emozione di rimettere piede da Gorizia equivale a quella di chi si addentra in un monumento ultramillenario, di chi schiaccia il bottone di una immaginaria macchina del tempo, di chi comprende che il flusso della storia può sembrare - mentre lo si vive - confusionario e catastrofico ma che, sulla lunga distanza, dimostra sempre di aver ragione.

Nel 1916 Salvatore Grasso, figlio del pizzaiolo Antonio, si toglie la soddisfazione di aprire la sua pizzeria al Vomero, intitolandola in onore della città appena conquistata nel primo conflitto mondiale.

Da allora, un successo crescente con altre due date importanti, gli anni sessanta, con l'apertura della seconda omonima pizzeria, fino all'anno in corso, nel quale ha aperto la loro terza creatura, sempre al Vomero.

Questa storia si può leggere sul menù, sul loro sito, sui diversi blog che giustamente parlano di luogo memorabile.

Quindi, da novantotto anni tra queste mura, senza interruzione e stravolgimenti, si continua a sfornare pizze buonissime, pienamente rispettose della tradizione, perfezionate dall'evoluzione tecnica che ha investito il mondo della pizza degli ultimi tempi, senza stare per forza nel centro storico e senza gridare la propria presenza mediatica.

Ma la storia - quella con la S maiuscola - ha ragione, dicevo: se pensiamo ai grandi nomi della pizza napoletana contemporanea, quelli che ormai sono investiti di chiara fama ben oltre i confini partenopei, notiamo che la metà di questi non sarebbero nemmeno esistiti senza la pizzeria Gorizia.

Infatti, la figlia di Salvatore Grasso, Anna, sposò un Salvo, la cui discendenza oggi tiene in vita e in salute due se non addirittura tre delle pizzerie fondamentali di Napoli e dintorni.

Con il classico brivido lungo la schiena, al pensiero di essere immerso nel DNA della pizza napoletana, posso iniziare a godere delle bontà in arrivo.



Da bambino e da ragazzo, ordinare la frittura all'italiana era quasi obbligatorio, sia in pizzeria che al ristorante.

Calda, croccante e sapida, la frittura non ha perso il suo fascino e il suo piacere, tra lo sfizio dei fiammiferi di zucchina, la sostanza della pizzella, la succulenza della mozzarella e la dolcezza del crocchè.

Frittura leggera che non ha assorbito olio, mi lascia una sensazione lieve che apre a una degustazione di pizze duplice.


Niente stramberie, solo spazio ai grandi due classici, e prima di tutto all'esame di maturità di ogni pizzaiolo: la marinara.

Su un impasto che - come dimostrano le immagini - non ha niente da invidiare alla decantata sofficità e leggerezza delle pizzerie in voga, un velo di pomodoro con i profumi di aglio e origano che trasportano direttamente su una riva marina.

La pasta della pizza si dissolve tra lingua e palato, e la panosità del cornicione è un accenno garbato, tra le bolle e la morbidezza che non si tramuta mai in effetto-gomma ma resta flessibile.


Pur permanendo la piacevolezza, diciamolo: è come non averla mangiata, tant'è lieve, perciò urge rinforzo.


La margherita è innanzitutto bella da commuovere, e sembra quasi che l'aria interna alla pasta ce l'abbia messa tutta per creare quelle forme casuali e perciò sorprendenti sotto l'effetto dei quattrocento e passa gradi del forno.

Sapori amalgamati con equilibrio, che il cornicione esuberante provvede ad asciugare in bocca, invitando a un nuovo succulento boccone.

Triangolini ripiegati in punta, da sollevare con tre dita, e quel sapore di forno che ancora non sono riuscito a ritrovare in territori extrapartenopei.



Le due pizze e la frittura, accompagnate da vino rosso locale esigono un conto che a stento supera i 20 €, a conferma che Napoli è e resterà ancora a lungo capitale indiscussa del buon cibo low cost.

Nelle note finali della storia della pizzeria Gorizia, riportate nel menù, si legge l'intento di riportare la Gorizia là dove era e merita di essere!

Onore a questo merito, e mi sa che lì dove l'avete riportata ci resterà ancora a lungo, e che il centenario prossimo sia solo un nuovo punto di partenza.

Ristorante Pizzeria Gorizia 1916
via Bernini 29-31
80129 Napoli
tel. 081 5782248

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