In una Romano di Lombardia euforica per la notte bianca, quando il fiume di gente si fa impetuoso e gironzolare in bicicletta è peggio che affrontare le rapide.
Le sere che cambiano pelle da un momento all'altro sono le migliori, ed è un sollievo ritrovarmi al ristorante il Portichetto dopo un pedalare vago e inefficace, tentato dal tornare a casa e tuttavia convinto di trovare il giusto ristoro, sotto il portico di Fabio Marchini e sua moglie.
Ma prima di approdarci, guardo in alto, la mezza luna nel blu stellato non ha dubbi, è dalla parte dei romanesi e della notte che si sono dedicati, però la gimkana tra i tavoloni sui quali si strafocano pane e salamelle, patatine e birre e che entrano persino dentro la camera della banca per il bancomat è un vero safari.
Io però voglio festeggiare comodo e, incatenata la bici che del resto non fa gola a nessuno, cerco io qualcosa che mi faccia gola.
C'è troppa gente a Romano stasera, i ristoratori non vogliono farsi scappare l'occasione, chi è questo avventore solitario che pretende col suo sedere di occupare un tavolo e magari mangiare un piatto e mezzo, quando al suo posto potrei farne sedere quattro presi a caso da questa calca che tracima dalla strada fin dentro i ristoranti e incassare qualche euro in più?
Così per tre volte mi sono sentito dire, tra il titubante e la cattiva improvvisazione, non c'è posto o è prenotato o un generico e insostenibile mi dispiace ma non è possibile.
E ora, ciclista gourmet fai da te, come te la sbrighi, se anche spostandoti al confine del paese quell'estremo ristorante ha chiuso per trasformarsi in una sera in improvvisata griglieria da fiera?
Per fortuna il mio senso civico mi fa seguire i sensi di marcia giusti, nonostante la bici, e approdo nei pressi di via dell'Armonia, ma qui c'è il Portichetto, quante volte mi ha tentato, nei miei ritorni dal lavoro a pranzo e ho sempre rimandato in vista di una ipotetica cena?
Ed eccola qui, la cena, che da ipotesi si trasforma in fatto compiuto, eccolo qui, il Portichetto di Fabio e Angela, che coniuga nido d'amore e dispensa di delizie.
La buona mano e l'attenzione alle materie di lui, la premura e la competenza enologica di lei, in una conduzione familiare che è buona senza essere alla buona, fanno di questo piccolo ristorante un gioiello che una parte di me vorrebbe in piena luce, pronto ad accogliere frotte di avventori, ma l'altra parte - quella che prevale stasera - benedice la sua location ombrosa e tranquilla, proprio sotto il portico delle nuove costruzioni a ridosso del centro.
Ho letto in giro una sottolineatura sul fatto che non abbiano una carta scritta, il che è vero, ma questo, oltre a essere indice di una freschezza reale delle materie, non vuol dire che non si possa verificare il costo, visto che il menù fornito dalla padrona di casa serve proprio informare che antipasti e primi viaggiano sui 9 €, i secondi di pesce 13, e la carne ha prezzi al chilo nettamente sotto la media.
Falso invece che non ci sia la carta dei vini, anzi, è ben calibrata e minuziosamente messa a punto da Angela stessa, persino nella scelta del vino da servire al calice.
Ispirazioni liguri e toscane danno il la alla creatività e alla sapienza di Fabio, e così si può cominciare.
I quadrotti di salmone scottato con altrettanti solidi di polenta taragna sono programmatici: ingrediente di indiscussa freschezza, cottura ossequiosa della materia, passione per il mare e citazione delle proprie origini nel cubotto di taragna.
La proposta al calice è quantomai appropriata, col François Montand Brut Blanc de Blancs, liscio, con un accenno di lieviti e la giusta acidità.
Abbinamento che persiste fruttuoso anche con il primo, trofie liguri con rana pescatrice e pesto di rucola, e la foto non rende giustizia alla brillantezza del piatto.
Brillante anche al palato, grazie all'olio extravergine monovarietale Raggia della Cantina Mazzola di Manuel Giobbi, che dalla bassa bergamasca ha deciso di trasformare la tenuta di famiglia marchigiana in un luogo di produzione d'eccellenza di oli e vini.
I secondi di carne e pesce sono in purezza, e questa scelta, comprensibile, serve a non caricare la cucina di ulteriori responsabilità nella trasformazione, meglio offrire una materia di accertata bontà, anche se dopo aver provato la mano di Fabio sono sicuro che anche cimentandosi in ricette di secondi articolati riuscirebbe a forgiare altre delizie.
Così discendo direttamente ai dessert, con l'insolita presenza di una torta, sì, avete capito bene, la torta, quella di pan di Spagna, con la crema, la panna, l'archetipo della torta, il dolce iconico, certo, anche il finale delle cerimonie se vogliamo, ma se fatta bene - e questa lo è davvero - non ci sono mousse o creme al cucchiaio che tengano.
Condivido con Angela il rammarico per il ripiego su un vin Santo invece di un più sicuro Moscato purtroppo latitante, ma lo stupore della torta ha la meglio.
La caratteristica vincente del Portichetto e dei suoi fondatori è la misura, il passo non supera mai la gamba, ma all'interno di quel confine la ricerca del pregio è sollecita.
Non guardo mai di buon occhio le scritte pranzo di lavoro fuori dai ristoranti, che celano il più delle volte piatti improbabili, ma sono sicuro che quella messa da loro - aperti anche a mezzogiorno - prelude a una cucina con lo stesso riguardo di quella della cena.
A Romano, durante la notte bianca, più dei torrenti di birra e delle frane di salamelle, più delle pedane dove si tenta di ballare caraibico e dei palchi dove a ogni cover il cantante cambia voce per imitare l'originale, il ristorante il Portichetto sa sorprenderti, perché è solo cucina, vino e garbo, e soprattutto di quest'ultimo l'abbondanza non guasta mai.
Ristorante Il Portichetto
via dell'Armonia 19 h
24058 Romano di Lombardia (BG)
tel. 0363 913992
Chiuso Dom sera/Lun sera
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