sabato 20 ottobre 2012

La guerra della pizza: verba volant


Tutti gli appassionati gourmet conoscono la polemica sulla guida del Gambero Rosso in merito alle pizzerie: nessuna pizzeria di Napoli nell'elenco, nei primi cinque c'è Simone Padoan de I Tigli di San Bonifacio, e da Napoli Gino Sorbillo ha reagito con una protesta di strada contro il "razzismo" dei critici, qualche voce pensa a ragioni industriali dietro questo episodio, e siamo quasi alle querele.

Sono napoletano e per ragioni biologiche continuo a pensare che la pizza più buona per me sia quella napoletana.

Sono anche, per mia fortuna, un emigrante, e ho imparato ad apprezzare le diversità.

Non mi tiro indietro dall'assaggiare chi vuole proporre la sua idea di pizza, coscientemente diversa da quella tradizionale napoletana, e nello stesso tempo mi consola sapere che anche luntano 'a Napule c'è chi la sa fare a volte anche meglio di certi pizzaioli partenopei, come questo signore qua.

Oceani di parole sono state messe in rete sui vari blog del settore, non ne aggiungo altre, ognuno si faccia la sua idea.

Mi piace però mettere a confronto i due personaggi che inevitabilmente sono stati piazzati - o si sono piazzati da soli - sotto i riflettori.


Il primo è proprio Sorbillo, in questa videointervista fatta da Identità Golose.




Soprattutto le parole quindi dire pizza non è, come si diceva un tempo, una cosa limitata a sé stessa, ma può racchiudere poi, come l'alta cucina, un mondo molto vasto, mi sembrano le parole giuste, in un campo che può e deve aprirsi al dialogo tra le diverse voci.

Per contrappunto - o per contrappasso?! - sentiamo anche Padoan, sempre per Identità Golose, così c'è piena par condicio.




Gambero crudo, branzino al tè, tartare, pancia di vitello e verdure dolci: se questo non significa racchiudere nella pizza un mondo molto vasto, allora le parole davvero volant.

Senza contare il rispetto di Padoan per la mozzarella di bufala, evitando di sottoporla all'alta temperatura del forno.

Insomma, vuoi vedere che i due gladiatori di quest'ultimo agone mediatico-gastronomico sono molto più vicini di quanto il bisogno di polemica e di grida impedisca di vedere?

Come tutte le persone cui interessa soltanto fare delle cose buone da mangiare, alla fine la guerra della pizza si può trasformare in una celebrazione del gusto, ma solo se i pizzaioli e i loro sostenitori torneranno a usare la pala soltanto per infornare le pizze.

Ci sono solo pizze buone e meno buone, c'è la pizza napoletana e ci sono tante altre pizze nel mondo, c'è chi prepara da mangiare con cura e chi meno.

'O riesto so' pampuglie!

(Le pampuglie sono i trucioli di legno che il fornaio e il pizzaiolo gettano sulla brace nel forno per produrre un'immediata fiammata)

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