venerdì 31 agosto 2018
Il ritorno dei fratelli Moccia, e Lurano diventa Mare Chiaro
Una serata di gioia, di festa, di gusto, quella per l'inaugurazione della trattoria pizzeria Mare Chiaro, a Lurano, dalla quale ripartono i fratelli Francesco e Marco Moccia.
La gioia di rivederli, per me che li ho seguiti passo passo nelle loro esperienze bergamasche, è immensa, e ciò che la rende ancora più viva è che non è solo mia, ma di centinaia di persone che ieri sera, 30 agosto 2018, sono accorse a salutarli e ad applaudire il loro desiderato ritorno in terra orobica.
mercoledì 29 agosto 2018
Falconi e Nasti: delizie a quattro mani da Tallarini
Se è vero che sono i grandi ingredienti a fare grande una ricetta, allora si può comprendere il carattere strepitoso della Degustazione a 4 mani di lunedì 27 agosto a Gandosso.
La grande cucina della trattoria Falconi, le pizze magistrali di Nasti, nella cornice ammaliante del Fontanile assieme ai vini di Tallarini si sono amalgamati come componenti di un piatto sublime, in una serata di grande qualità che ha confermato, promesso e rivelato la professionalità, l'arte e il pregio delle persone, delle idee e dei prodotti di questo evento.
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lunedì 6 agosto 2018
A Sarnico, un desiderio chiamato Tram
In una sua famosa e riuscita greguerìa, Ramòn Gòmez de la Serna afferma che il tram approfitta delle curve per piangere.
L'immagine è potente, e personifica nel mezzo di trasporto vecchio per antonomasia movenze e atteggiamenti del cuore immalinconito e calante.
Non nascondo che il valore evocativo del tram, del termine stesso, ha un effetto trascinante per me, e mi riporta a quando nella via di casa ancora pendevano i vecchi fili che permettevano al cavallo sulle rotaie di fare tragitti lunghissimi e che oggi riterrei impossibili da compiere.
Questa associazione immediata tra il tram e il passato, cristallizzato e museale, indubbiamente condiziona la mia capacità di immaginare un tram contemporaneo, che non strida con il mondo attuale, e che quindi non pianga curvando.
Anche da Bergamo il tram partiva e arrivato a Trescore - me lo immagino ansante e sbuffante - proseguiva per l'ultimo straziante sforzo fino a Sarnico, dove la stazione di capolinea lo accoglieva a riposo, prima di rifare a ritroso tutta la strada per il capoluogo orobico.
Nel 1951 la stazione fu dotata di un punto di ristoro le cui redini passarono nelle mani della famiglia Plebani, la stessa che dopo circa vent'anni fondò l'azienda vitivinicola Il Calepino, proprio sulla stessa salita che il tram guadagnava per risalire dal Sebino e ritornare nella bergamasca.
Nacque così il ristorante Al Tram, che ancora oggi domina il lungo lago di Sarnico, dopo sessantasette anni cominciati quando già il tram - quello per trasportare - sembrava destinato a tramontare, e la modernità si faceva largo a tutto spiano.
Ai sessantasette anni di cucina vanno affiancati ovviamente i quarantasei di vinificazione de Il Calepino, e le due realtà ancora oggi resistono a ridosso del Sebino, in un mondo che ormai modifica i binari prima ancora di finire di tracciarli.
Il locale stesso - che è già stato riconosciuto come storico dalla regione quasi dieci anni fa - è in ristrutturazione, e dal cantiere si capisce che si tratta di un restauro impegnativo nel quale la famiglia Plebani ha profuso grandi energie, affinché il ristorante possa continuare a recitare un ruolo trainante - è il caso di dirlo - pur conservando la memoria di sé stesso, senza limitarsi a vivacchiarci sopra.
Una sfida non facile, perché vi è in gioco l'identità stessa del Tram di fronte al bivio che da una parte conduce a un'obsolescenza inadeguata ai tempi e dall'altra a una decisa marcia verso un domani vincente.
Nel frattempo, con un agosto 2018 partito con grande cattiveria, la sponda di Sarnico risulta afosa e umida, mentre quella ventilata di Paratico di fronte sembra quasi farle marameo per dispetto.
L'immagine è potente, e personifica nel mezzo di trasporto vecchio per antonomasia movenze e atteggiamenti del cuore immalinconito e calante.
Non nascondo che il valore evocativo del tram, del termine stesso, ha un effetto trascinante per me, e mi riporta a quando nella via di casa ancora pendevano i vecchi fili che permettevano al cavallo sulle rotaie di fare tragitti lunghissimi e che oggi riterrei impossibili da compiere.
Questa associazione immediata tra il tram e il passato, cristallizzato e museale, indubbiamente condiziona la mia capacità di immaginare un tram contemporaneo, che non strida con il mondo attuale, e che quindi non pianga curvando.
Anche da Bergamo il tram partiva e arrivato a Trescore - me lo immagino ansante e sbuffante - proseguiva per l'ultimo straziante sforzo fino a Sarnico, dove la stazione di capolinea lo accoglieva a riposo, prima di rifare a ritroso tutta la strada per il capoluogo orobico.
Nel 1951 la stazione fu dotata di un punto di ristoro le cui redini passarono nelle mani della famiglia Plebani, la stessa che dopo circa vent'anni fondò l'azienda vitivinicola Il Calepino, proprio sulla stessa salita che il tram guadagnava per risalire dal Sebino e ritornare nella bergamasca.
Nacque così il ristorante Al Tram, che ancora oggi domina il lungo lago di Sarnico, dopo sessantasette anni cominciati quando già il tram - quello per trasportare - sembrava destinato a tramontare, e la modernità si faceva largo a tutto spiano.
Ai sessantasette anni di cucina vanno affiancati ovviamente i quarantasei di vinificazione de Il Calepino, e le due realtà ancora oggi resistono a ridosso del Sebino, in un mondo che ormai modifica i binari prima ancora di finire di tracciarli.
Il locale stesso - che è già stato riconosciuto come storico dalla regione quasi dieci anni fa - è in ristrutturazione, e dal cantiere si capisce che si tratta di un restauro impegnativo nel quale la famiglia Plebani ha profuso grandi energie, affinché il ristorante possa continuare a recitare un ruolo trainante - è il caso di dirlo - pur conservando la memoria di sé stesso, senza limitarsi a vivacchiarci sopra.
Una sfida non facile, perché vi è in gioco l'identità stessa del Tram di fronte al bivio che da una parte conduce a un'obsolescenza inadeguata ai tempi e dall'altra a una decisa marcia verso un domani vincente.
Nel frattempo, con un agosto 2018 partito con grande cattiveria, la sponda di Sarnico risulta afosa e umida, mentre quella ventilata di Paratico di fronte sembra quasi farle marameo per dispetto.
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