sabato 29 ottobre 2016
Alla trattoria Falconi si sta dalla parte degli angeli
Nel 2012, Ken Loach ha fatto sapere al mondo che più o meno ogni dieci anni, dal 18 al 25 % del whisky scozzese messo a invecchiare riesce a sfuggire tra le doghe per raggiungere i cieli dove ad attenderlo ci sono schiere di angeli, evidentemente beati non per grazia divina ma per gradazione profana.
Stiamo parlando quindi di circa 20 milioni di galloni annui, e dà veramente le vertigini immaginare l'equivalente di centinaia di migliaia di bottiglie di scotch whisky aleggiare beato tra i beati sulle nostre teste di peccatori terreni.
Lo stesso si potrebbe fantasticare che accada nelle sfere sovrastanti le grandi distillerie di grappa italiana, cosicché anche gli abitanti dello Stivale possano vantarsi di contribuire all'allegria delle creature alate.
La citazione l'ha fatta Claudio Riva, del Whisky Club Italia, l'altra sera a Ponteranica, alla trattoria Falconi - sede dell'Associazione Degustatori Italiani di Distillati e grappe - dove Marco e famiglia hanno ospitato una sfida dal sapore mitico tra il distillato angelico d'oltre Manica e le grappe del Nord italico, tutto all'insegna del torbato.
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martedì 25 ottobre 2016
Sant'Orsola a Ciserano: l'identità napoletana dei fratelli Moccia
Per un napoletano al nord, trovare un po' di Vesuvio ai piedi delle Orobie risveglia una gioia dal sapore primordiale.
Non si tratta di facile sentimentalismo, ma di un sentimento vero di riconoscenza, non solo nel senso del ringraziare chi è capace di portarmi un pezzetto di Napoli quassù, ma anche di riconoscere l'autenticità della cucina e di chi la fa.
Trapianto riuscitissimo, quello dei fratelli Francesco e Marco Moccia a Ciserano, con il loro Sant'Orsola Pizzeria & Trattoria, che non si limita a ricreare atmosfere partenopee ma costituisce una vera e propria trattoria e pizzeria di origine più che controllata, con la semplice differenza di collocarsi nella bassa bergamasca invece che a Napoli e dintorni.
Perché alla base di questo progetto non c'è la semplice idea imprenditoriale di proporre una cucina targettizzata che va a incontrare il vasto pubblico di emigranti napoletani in Lombardia, nonché di appassionati di quei sapori.
Infatti, quasi tutti i locali che vantano di riprodurre i piatti e i gusti partenopei sono poi nei fatti ben lontani dal raggiungere a volte la benché minima somiglianza nei risultati, e finisci per trovarci sempre la nota stonata, l'adattamento, il deficit che viene sempre giustificato con gli 800 km di distanza a impedire di replicare in toto l'identità culinaria napoletana.
Qui a Ciserano, invece, siamo davanti a una vera e propria garanzia sull'identità, perché Francesco e Marco Moccia hanno le mani in pasta e i piedi in cucina da tre generazioni, e il locale di famiglia a Napoli viaggia ancora a pieno ritmo ai Colli Aminei.
Ben consapevoli del peso ma anche della forza della tradizione che portano sulle spalle, Francesco in sala, Marco al bancone e al forno, e tutto lo staff importato direttamente dal golfo della sirena Partenope danno vita non solo a una trattoria e pizzeria dall'inconfondibile profilo napoletano - nei sapori, nel menù e soprattutto nella cordialità e nel calore che in sala Mariano e gli altri sapranno regalarvi - ma a un luogo che per un napoletano sa di nostalgia buona, che rimette in contatto con l'anima profonda di un popolo sicuramente ancora martoriato ma che continua a costituire un unicum in fatto di esaltazione della gioia di vivere.
Gioia che suscita risate scaramantiche fin dai tavoli, i cui numeri sono associati ai significati della smorfia napoletana che campeggia sulla parete, assieme alla foto del nonno paterno e di quello materno, che diedero l'imprinting a una famiglia di ristoratori di cui i due fratelli sono fertile progenie.
Col piacere floreale procurato dall'accompagnamento del Coda di Volpe Janare de La Guardiense, Francesco e Marco fanno partire il fuoco di fila delle loro gustose attenzioni.
martedì 18 ottobre 2016
Da Falconi, la disfida dei distillati
L'ADID - l'associazione dei degustatori di grappe e distillati, che in provincia di Bergamo ha sede proprio nella storica trattoria - ha deciso infatti di cimentarsi in una serie di goderecci "duelli" con i rappresentanti dei distillati di tutto il mondo, non certo allo scopo di decretare il bicchierino più veloce, bensì di tessere un dialogo tra gusti e culture apparentemente lontane ma pronte a mostrare inaspettati ponti di collegamento.
Tra i pittoreschi tavoli del locale di Marco Falconi e famiglia, infatti, l'ADID dà appuntamento per l'ultimo mercoledì di ogni mese ai primi 30 iscritti all'iniziativa per assaggiare le due grappe italiane e i due distillati di altri paesi che di volta in volta saranno selezionati dai delegati delle associazioni nate attorno al culto dei distillati.
mercoledì 12 ottobre 2016
Al Carroponte, l'accoglienza è da Oscar
Ha da poco festeggiato i due anni di attività, con il
successo che merita chi lavora con competenza.
Oscar Mazzoleni, anche nell’orario più spento come le tre
del pomeriggio, è impeccabile nell’aspetto e ancor di più nella determinazione,
e mi accoglie per una piacevole chiacchierata – e un fantastico Krug GrandCuvée – mettendosi a mia completa disposizione, mentre gli chiedo di
raccontarmi che cosa è successo in questi ventiquattro mesi di Carroponte, lo
splendido progetto di enobistrò che ha preso vita a Bergamo, negli spazi della
vecchia Ciceri, grazie al coraggio e all’entusiasmo del giovane sommelier, e
del fondamentale supporto di Silvia Mazzoni sempre al suo fianco.
Idea ambiziosa, quella di Oscar, nel rendere al massimo
grado accessibile l’eleganza enogastronomica, un apparente ossimoro che in
realtà si realizza dando la priorità all’accoglienza e alla cordialità,
considerando prioritario il benessere di chi varca la soglia del Carroponte.
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