domenica 25 marzo 2018
Al Galletto d'Oro: trent'anni, e lo sguardo sul domani
Questa splendida immagine in bianco e nero è illuminata dal viso radioso di Luigi Iorio Esposito che a Palosco nel 1969 infornava le sue prime pizze orobiche, nello stesso felice momento in cui conobbe la sua futura moglie, con la quale partì la sua carriera di pizzaiolo magistrale.
Forse nemmeno lui in quel momento avrà immaginato che in quella stessa terra avrebbe dato vita, nel 1988, alla pizzeria napoletana per eccellenza della provincia di Bergamo degli ultimi trent'anni, alla guida della quale avrebbe raccolto premi e riconoscimenti prestigiosi e meritati.
Per questo, sua figlia Barbara con il genero Nicola, venerdì 23 marzo hanno aperto i festeggiamenti per questi primi trent'anni del Galletto d'Oro, nella loro sede di Montello, e tale è stata la risposta degli affezionati clienti e amici da far protrarre i festeggiamenti per tutto il fine settimana.
C'è un orgoglio solido negli occhi e nel cuore di Barbara e di Nicola, che parte dall'amore granitico per il padre e si traduce in una dedizione al lavoro, anch'essa ereditata da don Luigi, capace di portare le sue pizzerie di Mozzo e di Martinengo a un vertice ancora oggi ineguagliato e che giustamente figlia e genero sono intenzionati a onorare e mantenere.
Trattoria Visconti, il baluardo dei casoncelli
Ogni martedì, dietro queste mura, sapienti mani femminili celebrano un rito che ogni amante della buona cucina dovrebbe a giusta ragione considerare sacro: la preparazione dei casoncelli.
In realtà, qui ad Ambivere si dice carunsei, ma è la sostanza che conta, soprattutto quando parliamo della Trattoria Visconti e di una ricetta pressoché secolare, che ha viaggiato fino a noi attraverso tre passaggi generazionali, in procinto di imboccare il quarto.
Infatti, è nel 1932 che Leone Visconti rilevò la casa dove chi doveva incamminarsi per la Valle San Martino o da lì scendere verso Bergamo poteva rilassarsi con un bicchiere di vino e un tiro di bocce, per dare il via a una storia di cucina e famiglia giunta intatta a noi, dopo più di ottant'anni.
Ma il via più importante lo diede sua moglie Adelina, istituendo il rituale di preparazione dei casoncelli, al quale prendevano parte altre donne del parentado, sulle stesse sedie e gli stessi tavoli di un'altra grande cerimonia tipica della bergamasca, fino alla metà del secolo scorso, quella della lavorazione dei bachi da seta.
Se nei primi anni la preparazione era legata alla festività della Madonna a settembre, fu a partire dal boom e dalla crescente richiesta degli ospiti della trattoria che Adelina prima, e sua nuora Ida poi, fissarono il martedì come giorno canonico di preparazione del piatto, giorno che ancora adesso vede Fiorella Visconti dirigere il rituale, oltre a occuparsi della gestione della trattoria che oggi è sinonimo di qualità e prestigio.
mercoledì 21 marzo 2018
La terza vita dell'Einmaß alla Torre di Costa di Mezzate
C'è chi sogna, c'è chi realizza il proprio sogno, e c'è chi dopo averlo realizzato continua a sognarne e realizzarne altri.
Si può riassumere così la parabola ascendente di Andrea Ambrosini e del suo Einmaß birreria con cucina che da poche settimane ha rivisto la luce per la terza volta nella splendida cornice della Torre a Costa di Mezzate, con la voglia di diventare un vero punto di riferimento per gli amanti della birra in tutta la bergamasca e di tutti coloro che amano l'incantevole borgo di Costa.
Da un viaggio a Kulmbach alla settimana della birra, nel 1999, dal quale nacque l'idea del nome, fino all'approdo alla Torre nel febbraio 2018, i sogni di Andrea e di chi lo ha affiancato e lo affianca ancora oggi presero corpo nel 2000 a Torre De' Roveri, rinvigorendosi poi nel 2007 - dopo una pausa di tre anni - nella nuova location di Montello, fucina di sperimentazioni, riconoscimenti, premi e soprattutto fama e apprezzamento di quel pubblico che poi ha affollato all'inverosimile sia la serata finale nella vecchia sede che la festa inaugurale a Costa il 27 febbraio scorso, un pubblico pronto a sedersi ai tavoli del nuovo Einmaß anche per questa sua terza e promettente vita.
venerdì 2 marzo 2018
A Montello, grande festa per i trent'anni del Galletto d'Oro
La maggior parte dei bergamaschi di città e provincia, alla richiesta di nominare una pizzeria capace di sfornare pizze veraci napoletane, non esiterebbe un attimo nel pronunciare un nome: Galletto d'Oro.
Fu con questa insegna, infatti, che Luigi Iorio Esposito, nel marzo del 1988 si trasferì da Siracusa a Mozzo per aprire quella che ben presto diventò LA pizzeria napoletana per eccellenza del territorio orobico, e dare il via a una storia fatta di pizze pluripremiate e file interminabili di gente ansiosa di sedere ai suoi tavoli e gustare le sue opere.
Doveroso quindi, da parte di Barbara sua figlia, festeggiare questi trent'anni con una grande festa che si terrà il 23 marzo Al Galletto d'Oro a Montello, dove l'arte bianca del padre continua a vivere grazie all'amore di lei e al sostegno del genero di don Luigi, Nicola, pronti ad accogliere chi ha amato le pizze sfornate a Mozzo prima e a Martinengo poi, assieme a chi vorrà conoscere di più di questa splendida storia fatta di amore per una professione che è anche e soprattutto arte, come di recente ha ratificato l'Unesco con il riconoscimento di patrimonio immateriale all'arte tradizionale dei pizzaiuoli napoletani.
Fu con questa insegna, infatti, che Luigi Iorio Esposito, nel marzo del 1988 si trasferì da Siracusa a Mozzo per aprire quella che ben presto diventò LA pizzeria napoletana per eccellenza del territorio orobico, e dare il via a una storia fatta di pizze pluripremiate e file interminabili di gente ansiosa di sedere ai suoi tavoli e gustare le sue opere.
Doveroso quindi, da parte di Barbara sua figlia, festeggiare questi trent'anni con una grande festa che si terrà il 23 marzo Al Galletto d'Oro a Montello, dove l'arte bianca del padre continua a vivere grazie all'amore di lei e al sostegno del genero di don Luigi, Nicola, pronti ad accogliere chi ha amato le pizze sfornate a Mozzo prima e a Martinengo poi, assieme a chi vorrà conoscere di più di questa splendida storia fatta di amore per una professione che è anche e soprattutto arte, come di recente ha ratificato l'Unesco con il riconoscimento di patrimonio immateriale all'arte tradizionale dei pizzaiuoli napoletani.
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