La celebre illustrazione di Sir John Tenniel che raffigura il bianconiglio di Lewis Carroll traspare dietro il bel gioco di parole, DiVino InVino, che dà il nome a questo prezioso luogo, pieno di meraviglie come il paese in cui amò perdersi Alice.
Un viaggio, dunque, di vino in vino, nella stupenda cantina sotterranea, il cuore che Luca Cattaneo e Cristian Gherardi hanno deciso di far battere qui a Gorlago, prendendo coraggio e passione a due, anzi, a quattro mani e realizzando un'enoteca con cucina che rispecchiasse il loro gusto e il loro credo.
Come il bianconiglio stesso, Luca e Cristian faranno da araldi annunciando gli ultimi arrivi tra i loro scaffali, e consigliando sempre con taglio su misura la bottiglia o il calice giusto, ma a differenza del bianconiglio che va sempre di fretta, da loro non sentirete mai gridare oh dear! I shall be too late! ma vi dedicheranno la loro attenta competenza con quel garbo che ben si intona al luogo.
Bellissima la piazza su cui si affaccia infatti DiVino InVino, che promette degustazioni intriganti sotto gli ombrelloni nell'imminente stagione calda, ma la meraviglia è nella villa stessa, la cui sala centrale in pratica è ricavata nell'androne dove nei secoli scorsi arrivavano direttamente le carrozze, mentre sul fianco una saletta più raccolta invita ad accomodare il corpo e l'anima su dei promettenti divani.
Ciò che piace e in qualche modo distingue Luca e Cristian è lo spazio dato alla ricerca di realtà italiane capaci di portare avanti la tradizione vitivinicola classica riaggiornata nell'attenzione in vigna e in una vinificazione che non snatura gli uvaggi e la territorialità, come nel caso del Milleuve 2015 bianco di Nicola Manferrari, una cuvée ottenuta dalla lavorazione dei vari Collio Borgo del Tiglio, per un bicchiere in cui naso e bocca trovano consonanza, grazie all'equilibrio delle note fruttate e il contributo della fermentazione in legno.
Al buon vino è consueto affiancarsi a buoni piatti, per questo la trasformazione da enoteca a vero e proprio ristorante è scaturita come conseguenza naturale, e oggi, oltre a taglieri di salumi e formaggi selezionati e pensati apposta per agevolare il piacere della degustazione dei calici, dalla cucina guidata dallo chef Ivan arrivano piatti non banali che cercano di incuriosire il commensale.
Si può partire dalla polpa delle capesante che una crema agrodolce sa arricchire di sfumature inusitate, in un gioco di sensazioni che ben promette.
Restando sul versante marino, i calamari con questo nero dominante vanno a incontrare uno sformato di polenta, mentre il sale blu di Persia fa sentire il suo scrocchio intrigante.
Dal caseificio Taddei di Fornovo San Giovanni arriva il Pan di Cacio, che muore in modo sublime sulla piastra, caldo e filante, con le olive taggiasche a compensare in freschezza e acidità, e il giro di antipasti è servito.
Il passaggio dal bianco al rosso è il classico di bene in meglio, perché VignaLina della Tenuta Santa Caterina è una barbera con la struttura tipica del vitigno del Monferrato, che una speziatura gaia rende animata e ancor più invitante, coniugando bevibilità e pregio.
Io infatti ci metto accanto direttamente la scaloppa di foie gras con le cipolle rosse e il pan brioche, e il matrimonio risulta più che felice.
Le carni sono attentamente selezionate, come si evince da questo filetto che con una riduzione di porto intensa e accesa vira pesantemente sul succulento, e dopo è solo gioia.
Piccola escursione nel bosco, i cui frutti si accostano a bocconcini di cervo ghiotti, il tutto a sormontare un disco di polenta grigliata, per un piatto di sapore e dovizia.
I dessert accontentano qualunque preferenza, spaziando tra ingredienti, consistenze e tipologie differenti, a cominciare da questo semplice ma corposo cremino che alterna cioccolato al latte e fondente, che ben se la intende con la salsa alla frutta.
La torta mandorla e amaretto è un salto in casa, in quelle cucine calde dove semplicità e sostanza danno conforto, e ti fa già pensare alla colazione del giorno dopo, con la sua morbidezza rassicurante.
Il soffice al cacao ha l'anima impregnata di barolo chinato, mentre la spuma di pera puntinata di nocciole caramellate ha la soavità delle preparazioni ben riuscite.
Effetto sorpresa per la sfera di cioccolato con lamponi e mango, che all'arrivo si presenta come scrigno misterioso, ma al primo tocco si schiude da sé allettando il cucchiaino che subito vi si immerge.
Il finale è di classe e il Calvados Réserve Dupont - doppia distillazione e minimo tre anni di invecchiamento in quercia - con la sua dominanza vegetale rimanda proprio a quel verde nel quale Alice, mentre raccoglie fiori per fare ghirlande, si imbatte nel bianconiglio che Luca e Cristian hanno eletto a loro icona.
E per evitare che facciate come la stessa Alice, la quale di solito si dava ottimi consigli, però poi li seguiva raramente, seguite il mio, di consiglio, e recatevi a Gorlago, per una passeggiata entusiasmante, DiVino InVino e di meraviglia in meraviglia.
DiVino InVino
via Asperti 12/B
24060 Gorlago (BG)
tel. 035 4251095
Chiuso Lun/Mar sera
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