Fa la preziosa, la regina dell'alveare.
Anche se a chiedere udienza c'è nientemeno che Luca Bonizzoni, la
personificazione dell'apicoltura.
Chi di noi oserebbe a faccia nuda accostare l'orecchio a un telaio
che brulica di api, come lo si accosta a un citofono: mi scusi, c'è mica la regina, qui?
Gli parla, Luca, alle sue piccole amiche, e aspetta anche la
risposta, cosa ancora più importante, che solo i follemente innamorati - del
proprio lavoro - sono capaci di fare fino in fondo.
Vero, le ha anche abbondantemente affumicate, perché l'ape
conserva una memoria atavica, nei suoi geni, che la porta a scappare dal suo
nemico principale, il fuoco, capace di distruggere in un attimo le riserve di
miele pazientemente messe da parte dalla comunità.
Per questo, quando il fumo le minaccia, loro volano di corsa a
riempirsi di una quantità di miele equivalente al loro peso, per salvarlo,
conservarlo, e riversarlo in una nuova casa.
Così, mentre sono intente a imbottirsi, le probabilità che pungano
si riducono allo zero.
Quelle che si posano, sono le più docili, ci rassicura Luca, perché l'ape che vuole pungere
parte da lontano.
In ogni caso, tranne che per le bottinatrici che vanno in giro a prendere polline, nettare, melata, acqua e propoli, tutte le altre,
impegnate in diversi lavori di casa nell'alveare - dalle pulizie, al nutrimento,
dall'immagazzinamento all'areazione delle celle - una volta uscite perché
allarmate o costrette hanno l'istinto di tornare immediatamente all'interno.
E lo fanno dalla porticina principale, secondo un'abitudine che
gli apicoltori sfruttano proprio per raccogliere il miele prodotto, come
vedremo.
Per trovarla, dobbiamo passare al setaccio tutti i telai, al di
sotto dei melari, ma a
frotte le operaie, sue ancelle, la scortano, la mimetizzano, nonostante la
goccia di smalto per identificarla.
Le regine vengono marcate con cinque
colori, azzurro, bianco, giallo, rosso e verde, che ruotano ogni cinque anni - la vita media di una regina - per
conoscere sempre la loro età e stimare quella della comunità.
Contrariamente a tutte le sue suddite, che si adoperano in ogni
mestiere, lei ha il solo, fondamentale compito di perpetuare la specie.
Se diventa regina, è perché le operaie hanno nutrito la sua larva
con la pappa reale, che è
una secrezione delle api operaie giovani, favorendo uno sviluppo e una
maturazione sessuale completa.
Quindi, proprio lei, assisa sul trono di quest'incredibile società
ultra organizzata, non si nutre di miele.
Meglio per noi, perché forse, pur di proteggerne il nutrimento, le
api renderebbero molto più pericolosa la sua sottrazione.
Il miele,
appunto, questo miracolo che le api fanno interamente senza alcun aiuto umano,
è forse l'alimento più sano,
integro e naturale del pianeta.
Allora, se fanno tutto le api,
come interviene l'apicoltore?
Del primo
trucchetto abbiamo già parlato,
il fumo, la manovra di
distrazione che consente la manipolazione delle arnie.
Il secondo trucchetto dell'apicoltore è questa grata, che divide l'arnia dal melario, con degli stretti interstizi che permettono alle api di passare ma tengono la regina - più grossa delle sue figlie - bloccata al piano di sotto, di modo che nel momento del furto essa non venga coinvolta nella baraonda che di lì a poco si scatenerà.
Terzo e ultimo trucchetto, che Luca ci mostra in diretta: con un soffiatore da giardino, le
api vengono sospinte via dal melario, in modo che sui telai resti soltanto cera
e miele.
Poiché le piccole fattrici hanno impresso dentro il comando di
rientrare nell'arnia dalla porta, nessuna tornerà sui telai del melario, e pian
piano tutte rincaseranno al piano di sotto.
Le dita scavano nella cera, a catturare il dolce bottino ancora
tiepido, e una felicità autentica attraversa tutti noi, in questa dimensione
che va oltre l'incanto e sconfina in una simbiosi con la natura.
Con un altro paio di manovre di fisica basilare, cera e miele vengono separate con
una centrifuga manuale - come
quella per asciugare l'insalata - e gli
eventuali residui saliranno a galla in un decantatore, mentre dal rubinetto
sottostante si passa a far colare nei vasetti il tesoro delle api.
Luca Bonizzoni gira con le sue arnie per tutto lo stivale
italiano, riuscendo a produrre mieli con i quali si potrebbe raccontare la
storia dei luoghi di provenienza: dalla Sicilia arrivano gli agrumi e l'eucalipto, dalla Valsesia il rododendro e il tiglio, dal lago d'Orta il castagno,
dalla Liguria il Riviera Ligure e l'acacia, dal Monte Rosa la flora
alpina, e dallo stesso Oltrepò la melata, l'erba medica e il millefiori.
Ogni piccolo assaggio di questa merenda en plein air diventa occasione per approfondire,
sperimentare, animare e giocare.
Luca Bonizzoni in prima linea serve - assieme a tante
leccornie - storie e aneddoti, curiosità scientifiche e ricordi familiari.
Un vero e proprio calendario
del maiale è quello che Luca
illustra, mentre arrivano piatti e bicchieri capaci di incuriosire non poco.
Dall'uccisione del maiale nei mesi centrali dell'inverno, fino al
compimento dei trecentosessantacinque giorni, ogni mese e ogni stagione trovano
scansione precisa attraverso i tagli e le lavorazioni della carne suina, e così
si comprende che certe differenze tra i prodotti non sono solo dettate dalla
creatività dell'uomo ma spesso da necessità restrittive.
Non manca l'abbinamento canonico con i formaggi, anzi, diventa
occasione per fare un sondaggio sul gradimento delle accoppiate: da una parte
il caprino, il pecorino e il gorgonzola piccante, dall'altro miele d'acacia, agrumi e melata, e così scopriamo che
l'intensità del sapore non è l'unico criterio possibile.
Senza dimenticare che il miele è prima di tutto un dolcificante, forse il più
salutare che abbiamo, la cui efficacia si dispiega tutta nell'arricchire una
semplice macedonia.
Sulla collina antistante, infatti, c'è una profonda cantina di stagionatura, nella
quale si gioca e a volte si combatte con sbalzi di temperatura e umidità a
colpi di segatura bagnata da aggiungere o togliere, finché le coppe, le pancette e i salami non raggiungono il punto ideale di
maturazione, senza fretta, nel rispetto della materia che sa dettare a chi la
lavora il modo e i tempi.
Certo, siamo in Oltrepò, e la fama di questa
terra - che particolarissime condizioni morfo-geografiche continuano a
preservare - è legata soprattutto all'uva e al vino.
Non c'è da nascondersi dietro a nessuno
dito, la storia vitivinicola dell'Oltrepò purtroppo è costellata anche di
disavventure e vicende condannabili, ma il potenziale di questo territorio
resta tra i più elevati d'Italia, e non è semplice sfruttarlo al massimo
all'insegna della pura qualità.
Uve autoctone come croatina e uva rara si affiancano a merlot, pinot, freisa e barbera, e dal 2003 ai vigneti si aggiungono quelli di Colle Mombrione, consentendo
all'azienda di produrre una varietà di bottiglie sincere, sane - vigne biologiche sin dall'inizio, e vinificazione biologica dal 2008 -
che probabilmente negli anni a venire contribuiranno all'ulteriore crescita
dell'Oltrepò vitivinicolo.
In anteprima assoluta, un rosato a base di pinot nero che fa scrosciare applausi per quanto
è equilibrato e piacevole, dal profumo delicato e con quella vivace acidità che
gli permette di dialogare con i salumi alla grande.
Una storia fatta di mani sporche di terra,
di gambe che si sforzano sui sentieri, di sudore che imperla, di apiari
caricati e scaricati per inseguire le fioriture migliori, di viaggi notturni
pur di arrivare col giusto sole e permettere alle api di seguire al meglio il
loro istinto.
Da più di trent'anni, nonostante barba e
criniera foltissime, neanche un'ombra è riuscita a cancellare dal volto di Luca Bonizzoni quella prontezza nel cogliere il senso
della vita, ossia cercare l'armonia con la natura, scoprire in lei una madre
che cura e guida, e godere di tutta questa bellezza con risate sincere come il
miele, il vino e i salumi che qui nascono e che da qui deliziano.
E il mondo non sta vivendo un momento
positivo per le api, e per tutti gli altri impollinatori, con pesticidi e altre
pessime trovate che, uccidendoli, non solo incidono sulla produzione del miele,
ma indirettamente - e pesantemente, visto che si parla di più di quattromila
colture differenti a rischio - su quasi il novanta per cento di quello che
coltiviamo sulla Terra per nutrirci.
Verso Casteggio,
verso questa criniera e questa barba bianca che contorna la sua sana risata,
l'augurio che Luca Bonizzoni continui, come fa ormai da trent'anni,
a salvare la regina.
O Lord, our God,
arise,
scatter her
enemies,
and make them
fall.
Confound their
politics,
frustrate their
knavish tricks,
on thee our hopes
we fix,
God save us all.
Strada Madonna 33
27045 Casteggio (PV)
tel. 0383 805452
Lun/Ven 8.30-18.00
Sab 8.30-13.00
Sab pomeriggio, Dom, festivi su appuntamento
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