Ho provato a contare i riconoscimenti che Oscar Mazzoleni e il suo Carroponte hanno incamerato in questi ultimi mesi, e non è stato semplicissimo.
Dalla fine dell'autunno scorso fino a poche settimane fa gli sono arrivati il premio Vite Colte della Guida Espresso, il titolo di miglior bistrot dell'anno dal Gambero Rosso, la Corona Radiosa della guida Gatti-Massobrio, la Buona Cucina del Touring, nonché il titolo personale per Oscar di Chevalier de Champagne dell'Ordre de Coteaux.
Ma la sfilza di soddisfazioni non mi stupisce, visto che sei mesi fa ero andato a dirglielo di persona che secondo me, nel 2016 che stava terminando, Al Carroponte era stato nettamente una spanna su tutti e che il suo obiettivo - ossia portare il suo enobistrò nel novero delle Krug Ambassades - sarebbe senz'altro stato raggiunto nel 2017.
E quando ho reincontrato Oscar per caso, abbiamo scherzato sul fatto che la mia affermazione gli avesse portato fortuna, visto il bottino di cui avrebbe fatto incetta di lì a poco.
Ora, che esista la capacità di portare fortuna ci credo poco e ci scherzo soltanto, ma sta di fatto che sabato 18 sono andato a trovarlo e a godermi le sue attenzioni di eccellente maitre e sommelier per un pranzo speciale con la mia compagna, e neanche tre giorni dopo la maison Krug ha effettivamente assegnato al Carroponte il titolo agognato.
A questo punto, Oscar mi riserverà sempre un tavolo, immagino.
Vado adesso oltre lo scherzo, e vengo invece al dunque, un po' per ribadire quanto già detto nel precedente post, e un po' per aggiungere alcuni dettagli nei quali si celano, a mio parere, le ragioni di questo successo annunciato.
L'accoglienza, prima di tutto, ossia la capacità di farti sentire introdotto in un luogo che sa di cura o addirittura di protezione, dove piccoli gesti e grande prontezza ti daranno la sensazione che Oscar e i suoi collaboratori siano dotati di facoltà telepatiche.
La grazia della cassetta con i pani da arricchire di burro lavorato, o insalatina di salmone e crema di ceci crea immediatamente una sana diminuzione, tutto si rallenta, si rimpicciolisce, si semplifica.
La grande esperienza di Oscar nel fare sala addirittura si sublima in una essenzialità che trasforma il suo enobistrò in qualcosa che somiglia stranamente e fortemente a una casa, la tua casa.
Lo stuzzichino condensa le linee programmatiche che Oscar ha stabilito per il Carroponte: il micro prawn-roll accostato alla caponatina di melanzane, la materia prima esaltata nella sua purezza a fianco di una preparazione tradizionale e povera, ma eseguita magistralmente, il piccolo burger esprime l'intento di rendere accessibile ciò che altrove viene presentato solo come alto, e convive con una ricetta di casa riletta con l'eleganza di un piatto gourmet.
L'enobistrò di Oscar, insomma, vuol essere fortemente per tutti nella capacità di ascoltare le tendenze, reinterpretandole.
La cucina resta di sostanza, si declina attorno al rispetto degli ingredienti, cita la tradizione culinaria - quando non la esegue di pari passo - ma il tutto è ingentilito da quel tocco che solo la grande esperienza e l'attitudine a leggere i bisogni degli avventori è capace di donare, e di cui Oscar è certamente dotato.
Così il gambero rosso - tutto un programma - si avvolge di pasta kataifi strizzando l'occhio a tendenze orientali, mentre la crocchetta di baccalà nella crema di ceci sono il promemoria di un cucinare concreto che arriva da usanze regionali ben definite nel nostro paese.
Agli arzigogoli delle alte cucine, la carta del Carroponte risponde con chicche di semplicità, come questa caponata di verdure che le lamelle di finocchio spostano sul versante pieno della freschezza, ampliando le possibilità di abbinamento con i vini.
I vini, a proposito, sono i pilastri dell'enobistrò di Oscar, sommelier di assoluta caratura, con una cantina che ospita giusto quel migliaio necessario di bottiglie, e gli champagne che hanno portato al nostro i riconoscimenti citati.
Con un occhio alle portate e un altro al cliente, del quale sa cogliere tendenze e personalità, Oscar si diverte a proporre le sue ultime scoperte, in una continua esplorazione di nuovi produttori capaci di coniugare qualità e accessibilità, e scavalcando i soliti nomi ti serve con estrema libertà i suoi assaggi, pronto a cambiare anche in corsa, fino a individuare, come in un taglio su misura, il vino capace di parlare a chi siede ai tavoli.
La competenza è assolutamente di casa, qui al Carroponte, con ingredienti e materie di impagabile eccellenza.
Sul tagliere a deliziarti puoi trovarci eccellenze come il Parmigiano Reggiano Solodibruna 48 mesi o il Jamon Iberico Pata Negra de Bellota Jabugo anch'esso con i suoi bei 38 mesi, ma di assoluta goduria anche il tradizionalissimo abbinamento Culatello e gnocco fritto.
Se invece si preferisce il versante marino, oltre a molluschi e crostacei, il trancio di tonno in crosta di erbe aromatiche non fa che confermare il leit motiv della cucina dei ragazzi di Oscar, ovvero massimo rispetto di un ingrediente di assoluto livello+tecnica che esalta la materia=piatto che unisce qualità e sostanza.
Il tutto mentre si viaggia tra calici lievi ed eleganti, mai banali, tutti sorprendenti.
Dal Blanc de Blancs del piccolo produttore bergamasco De Toma al brut Valentino Riserva Elena di Rocche dei Manzoni che dal 1978 a Monforte d'Alba non smette di distinguersi per le scelte coraggiose, segue una puntata in champagne con il Caillez-Lemaire Reflets e una in Franciacorta con Ferghettina Brut, fino ad approdare al Cuor di Leone Cabanon, enolito corroborante che si accorda perfettamente al dessert.
Contrasti di sapori e consistenze nel dessert, il cioccolato è un morbido peccato che punteggia una coltre di crumble salato, tra l'affumicato dello yogurt e il gioco agrodolce dei mandarini canditi.
Perché stupirsi, dunque, se in sei mesi Oscar Mazzoleni e il suo Carroponte hanno fatto incetta di riconoscimenti prestigiosi, quando la bravura nell'accogliere, ascoltare, accompagnare e accontentare gli avventori è così lampante, e la sensazione di essere curati, considerati importanti, persino protetti ti arriva da ogni angolo dell'enobistrò?
Eppure c'è ancora altro da sottolineare, per capire bene le ragioni di questo successo annunciato.
Perché nell'atmosfera soffusa e serena del locale echeggia di tanto in tanto una musica ben suonata: la voce di Oscar si indirizza ai suoi collaboratori in cucina, esordendo sempre con un per favore, ragazzi... e chiosa ogni volta con un lampante grazie, tessendo un rapporto nient'affatto subalterno con chi sta di là in cucina, ma ripartendo ogni volta dal riconoscere loro il ruolo fondamentale e degno di rispetto di creatori del piacere dei clienti.
Questo porsi alla pari, ribaltando anzi il rapporto, con i dipendenti dai quali in realtà si dipende per la buona riuscita dell'esperienza dei clienti, è indice della grande consapevolezza di Oscar nel gestire il suo enobistrò.
Con i suoi per favore, ragazzi e grazie, tanto contrastanti con i modi bruschi che di solito caratterizzano certi luoghi di lavoro, tutto il gruppo del Carroponte resta unito, moltiplicando la propria forza come ci insegna un vecchio adagio mai banale.
Premi meritatissimi, dunque, sicuramente per la cucina, per la cantina, per la bravura di chi esegue i piatti e per l'inarrivabile competenza enologica, nonché per accoglienza, prontezza e senso di cura verso i clienti.
Ma il garbo e l'educazione nei confronti dei compagni di lavoro aggiungono alla formula del Carroponte un'umanità di rara bellezza, il tutto grazie a una semplice, irrefutabile verità: Oscar Mazzoleni è semplicemente un grande.
L'accoglienza, prima di tutto, ossia la capacità di farti sentire introdotto in un luogo che sa di cura o addirittura di protezione, dove piccoli gesti e grande prontezza ti daranno la sensazione che Oscar e i suoi collaboratori siano dotati di facoltà telepatiche.
La grazia della cassetta con i pani da arricchire di burro lavorato, o insalatina di salmone e crema di ceci crea immediatamente una sana diminuzione, tutto si rallenta, si rimpicciolisce, si semplifica.
La grande esperienza di Oscar nel fare sala addirittura si sublima in una essenzialità che trasforma il suo enobistrò in qualcosa che somiglia stranamente e fortemente a una casa, la tua casa.
Lo stuzzichino condensa le linee programmatiche che Oscar ha stabilito per il Carroponte: il micro prawn-roll accostato alla caponatina di melanzane, la materia prima esaltata nella sua purezza a fianco di una preparazione tradizionale e povera, ma eseguita magistralmente, il piccolo burger esprime l'intento di rendere accessibile ciò che altrove viene presentato solo come alto, e convive con una ricetta di casa riletta con l'eleganza di un piatto gourmet.
L'enobistrò di Oscar, insomma, vuol essere fortemente per tutti nella capacità di ascoltare le tendenze, reinterpretandole.
La cucina resta di sostanza, si declina attorno al rispetto degli ingredienti, cita la tradizione culinaria - quando non la esegue di pari passo - ma il tutto è ingentilito da quel tocco che solo la grande esperienza e l'attitudine a leggere i bisogni degli avventori è capace di donare, e di cui Oscar è certamente dotato.
Così il gambero rosso - tutto un programma - si avvolge di pasta kataifi strizzando l'occhio a tendenze orientali, mentre la crocchetta di baccalà nella crema di ceci sono il promemoria di un cucinare concreto che arriva da usanze regionali ben definite nel nostro paese.
Agli arzigogoli delle alte cucine, la carta del Carroponte risponde con chicche di semplicità, come questa caponata di verdure che le lamelle di finocchio spostano sul versante pieno della freschezza, ampliando le possibilità di abbinamento con i vini.
I vini, a proposito, sono i pilastri dell'enobistrò di Oscar, sommelier di assoluta caratura, con una cantina che ospita giusto quel migliaio necessario di bottiglie, e gli champagne che hanno portato al nostro i riconoscimenti citati.
Con un occhio alle portate e un altro al cliente, del quale sa cogliere tendenze e personalità, Oscar si diverte a proporre le sue ultime scoperte, in una continua esplorazione di nuovi produttori capaci di coniugare qualità e accessibilità, e scavalcando i soliti nomi ti serve con estrema libertà i suoi assaggi, pronto a cambiare anche in corsa, fino a individuare, come in un taglio su misura, il vino capace di parlare a chi siede ai tavoli.
La competenza è assolutamente di casa, qui al Carroponte, con ingredienti e materie di impagabile eccellenza.
Sul tagliere a deliziarti puoi trovarci eccellenze come il Parmigiano Reggiano Solodibruna 48 mesi o il Jamon Iberico Pata Negra de Bellota Jabugo anch'esso con i suoi bei 38 mesi, ma di assoluta goduria anche il tradizionalissimo abbinamento Culatello e gnocco fritto.
Se invece si preferisce il versante marino, oltre a molluschi e crostacei, il trancio di tonno in crosta di erbe aromatiche non fa che confermare il leit motiv della cucina dei ragazzi di Oscar, ovvero massimo rispetto di un ingrediente di assoluto livello+tecnica che esalta la materia=piatto che unisce qualità e sostanza.
Il tutto mentre si viaggia tra calici lievi ed eleganti, mai banali, tutti sorprendenti.
Dal Blanc de Blancs del piccolo produttore bergamasco De Toma al brut Valentino Riserva Elena di Rocche dei Manzoni che dal 1978 a Monforte d'Alba non smette di distinguersi per le scelte coraggiose, segue una puntata in champagne con il Caillez-Lemaire Reflets e una in Franciacorta con Ferghettina Brut, fino ad approdare al Cuor di Leone Cabanon, enolito corroborante che si accorda perfettamente al dessert.
Contrasti di sapori e consistenze nel dessert, il cioccolato è un morbido peccato che punteggia una coltre di crumble salato, tra l'affumicato dello yogurt e il gioco agrodolce dei mandarini canditi.
Perché stupirsi, dunque, se in sei mesi Oscar Mazzoleni e il suo Carroponte hanno fatto incetta di riconoscimenti prestigiosi, quando la bravura nell'accogliere, ascoltare, accompagnare e accontentare gli avventori è così lampante, e la sensazione di essere curati, considerati importanti, persino protetti ti arriva da ogni angolo dell'enobistrò?
Eppure c'è ancora altro da sottolineare, per capire bene le ragioni di questo successo annunciato.
Perché nell'atmosfera soffusa e serena del locale echeggia di tanto in tanto una musica ben suonata: la voce di Oscar si indirizza ai suoi collaboratori in cucina, esordendo sempre con un per favore, ragazzi... e chiosa ogni volta con un lampante grazie, tessendo un rapporto nient'affatto subalterno con chi sta di là in cucina, ma ripartendo ogni volta dal riconoscere loro il ruolo fondamentale e degno di rispetto di creatori del piacere dei clienti.
Questo porsi alla pari, ribaltando anzi il rapporto, con i dipendenti dai quali in realtà si dipende per la buona riuscita dell'esperienza dei clienti, è indice della grande consapevolezza di Oscar nel gestire il suo enobistrò.
Con i suoi per favore, ragazzi e grazie, tanto contrastanti con i modi bruschi che di solito caratterizzano certi luoghi di lavoro, tutto il gruppo del Carroponte resta unito, moltiplicando la propria forza come ci insegna un vecchio adagio mai banale.
Premi meritatissimi, dunque, sicuramente per la cucina, per la cantina, per la bravura di chi esegue i piatti e per l'inarrivabile competenza enologica, nonché per accoglienza, prontezza e senso di cura verso i clienti.
Ma il garbo e l'educazione nei confronti dei compagni di lavoro aggiungono alla formula del Carroponte un'umanità di rara bellezza, il tutto grazie a una semplice, irrefutabile verità: Oscar Mazzoleni è semplicemente un grande.
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Chiuso Dom
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