In questa tela di Gérôme ci sono Luigi XIV e Molière seduti a cena, e forse nutrire il corpo del grande commediografo era il solo modo che Le Roi Soleil aveva per ricambiare il nutrimento dell'anima che riceveva dalle tante rappresentazioni teatrali del suo commensale.
Tutti i ristoranti che prendono il nome di Teatro dovrebbero riflettere sul carattere di messa in scena del loro stesso servizio e non considerarlo solo un nome per il locale, dovuto magari alla vicinanza di una sala teatrale.
A Lallio, inglobato nell'hotel Donizetti, c'è Il Teatro, ristorante osteria che oltre a servire i clienti dell'albergo è aperto a chiunque voglia incuriosirsi a tal punto da scoprirlo, com'è capitato a me.
Se c'è una cosa che tutti in qualche modo si aspettano quando vanno a teatro è la sorpresa: il sipario si apre e qualcosa di inaspettato accade.
Ebbene, è andata esattamente così.
E non parlo della cortesia del personale, la cui recitazione forse andrebbe messa ulteriormente a punto per non apparire accademica, ma del cibo che non faccio fatica a definire spettacolare, cioè ammirevole.
L'osteria ha una carta giustamente limitata, che punta su un prodotto principale - la carne di manzo - e non offre più di cinque piatti per portata, ha una cantinetta discreta ma con qualche colpo di biologico sorprendente e prezzi perfettamente calibrati su ciò che sanno e possono fare.
Antipasti e primi sui 9 € e secondi - carni alla griglia e poche cose di minima elaborazione - dei quali si paga la materia.
Si può anche optare per un menù incentrato sulla fiorentina, con annessi antipasto, contorno, acqua e vino, dal costo assolutamente irrisorio per due persone.
Accompagnati da un dolcetto d'Alba DOC Corino che non la manda a dire in fatto di corpo e armonia, apriamo il sipario.