domenica 17 novembre 2013

Osteria Il Teatro: a Lallio in scena il gusto


In questa tela di Gérôme ci sono Luigi XIV e Molière seduti a cena, e forse nutrire il corpo del grande commediografo era il solo modo che Le Roi Soleil aveva per ricambiare il nutrimento dell'anima che riceveva dalle tante rappresentazioni teatrali del suo commensale.

Tutti i ristoranti che prendono il nome di Teatro dovrebbero riflettere sul carattere di messa in scena del loro stesso servizio e non considerarlo solo un nome per il locale, dovuto magari alla vicinanza di una sala teatrale.

A Lallio, inglobato nell'hotel Donizetti, c'è Il Teatro, ristorante osteria che oltre a servire i clienti dell'albergo è aperto a chiunque voglia incuriosirsi a tal punto da scoprirlo, com'è capitato a me.

Se c'è una cosa che tutti in qualche modo si aspettano quando vanno a teatro è la sorpresa: il sipario si apre e qualcosa di inaspettato accade.

Ebbene, è andata esattamente così.

E non parlo della cortesia del personale, la cui recitazione forse andrebbe messa ulteriormente a punto per non apparire accademica, ma del cibo che non faccio fatica a definire spettacolare, cioè ammirevole.

L'osteria ha una carta giustamente limitata, che punta su un prodotto principale - la carne di manzo - e non offre più di cinque piatti per portata, ha una cantinetta discreta ma con qualche colpo di biologico sorprendente e prezzi perfettamente calibrati su ciò che sanno e possono fare.

Antipasti e primi sui 9 € e secondi  - carni alla griglia e poche cose di minima elaborazione - dei quali si paga la materia.

Si può anche optare per un menù incentrato sulla fiorentina, con annessi antipasto, contorno, acqua e vino, dal costo assolutamente irrisorio per due persone.

Accompagnati da un dolcetto d'Alba DOC Corino che non la manda a dire in fatto di corpo e armonia, apriamo il sipario.

domenica 10 novembre 2013

Groupon Adventures: da Franz si fa sul serio


Avevo già visitato qualche anno fa  Il Cortile di Franz e apprezzato molto il tentativo di offrire una ristorazione curata e non banale, senza far salire alle stelle i costi.

L'offerta Groupon di qualche mese fa mi stupì: non credevo che un posto simile avesse bisogno di un'operazione-lancio.

Il menù, imperniato attorno a una fiorentina di scottona pura, poi, era evidentemente lontano dalle corde consuete del locale.

Risultato?

Una delle migliori cene Groupon, in termini di rapporto qualità-prezzo, e la felice sorpresa di una nuova gestione d'impronta sicula, ma con occhio aperto a ogni possibilità.

Andiamo con ordine.

L'offerta Groupon, insieme al chilo e duecento di fiorentina di scottona, comprende anche un tagliere di salumi e un finale dolcemente siciliano, accompagnati da Barbera Vinchio Vaglio Serre e Marsala.

Il locale è curiosamente realizzato proprio in un cortile di Via Previtali, in piena Bergamo, impreziosito da una vetrata che ovviamente nelle belle stagioni dà il meglio di sé.

Il successo dell'offerta è stato finora notevole, come si può constatare leggendo i pareri e i commenti online, e anche ieri sera c'era un tripudio di fiorentine e di allegria di commensali.

sabato 9 novembre 2013

La patata di Martinengo: gnocchi a Km 0


Una patata NON è solo una patata.

Le distorsioni del commercio ci spingono a pensare alle patate come qualcosa di poco conto, e invece chiunque viva nella provincia di Bergamo dovrebbe sentirsi il più fortunato consumatore di tuberi al mondo.

Perché a Martinengo, l'azienda agricola Gatti produce quelle che sono riconosciute come le migliori patate di tutto lo stivale italico, e scusate se è poco.

La patata: quando facciamo la spesa, siamo portati a considerarla come il prodotto di minor valore, sebbene estremamente duttile e nutriente, per questo non ci facciamo neanche più caso.

E qui sta la fregatura: perché pagare pochissimo un prodotto senza curarsi della sua qualità, visto che lo stesso prodotto, anche a livelli di qualità stellari, come le patate Gatti di Martinengo, costa comunque poco?

Il mio primo impatto con le patate di quest'azienda è avvenuto all'insegna del famolo strano, con la patata Viola del benessere, che ha sentori di bosco, castagne, nocciole, e il cui colore è provocato dalle antocianine che hanno altissimi poteri antiossidanti.

La patata di Martinengo per antonomasia, quella che ha ricevuto la sigla di prodotto a Denominazione Comunale e che è protagonista dell'omonima sagra, è quella a pasta bianca.

Io però da quando ho fatto questo felice incontro, ho il chiodo fisso dello gnocco.

E lo gnocco, con le patate rosse - quelle di Gatti sono le Rosse Delizie - viene in modo spettacolare.

Lo gnocco di patata è croce e delizia di chi ama cucinare, ma con questa patata la riuscita è praticamente garantita.

E non sto parlando della ricetta più diffusa - persino sul sito dell'azienda Gatti - e che prevede l'uso di uova, no.

Per me lo gnocco ancestrale, l'Ur-gnocco - oserei dire - è quello senza uova, con solo patate e farina.

Farina?

Poca, molto poca, non più di un quinto del peso delle patate.

Per molte massaie - ma ce ne sono ancora? - non è un'impresa, per tanti altri neofiti invece la disperazione per lo gnocco che si sfalda nell'acqua è come una spada di Damocle.

Inoltre, le dosi sono sempre difficili da calcolare, e così o se ne fanno troppo pochi-pochissimi, o addirittura avanzano a dismisura, e si è costretti a farne scorpacciate per giorni.

Se seguirai queste semplici istruzioni, ti garantisco la piena riuscita dei tuoi gnocchi, persino con patate normali trovate in un qualunque rivenditore.

Ma se vuoi davvero andare oltre, e scoprire quanta virtù si cela nell'ortaggio più umile del mondo, allora non avere dubbi: falli con le patate di Martinengo.

domenica 3 novembre 2013

Gourmet in trasferta: da Cianci, la vera piola torinese

In quel triangolino incantevole di largo IV Marzo a Torino c'è un'osteria, anzi, una piola la cui fama è inversamente proporzionale alle sue ridottissime dimensioni.

Siamo da Cianci, là dove Torino si fa più antica e le grandi scenografie risorgimentali lasciano il posto ai mattoni del medioevo, nel bel mezzo del tracciato romano.

Siamo nella definizione vivente della parola piemontese piola, l'osteria dove si esce più pesanti di quando ci si entra, visto che si mette su tanto cibo e si lasciano giù pochissimi soldin.

Dire che sia affollato non rende l'idea, e ad alcuni tavoli, sia all'interno che nell'improvvisato dehors stradale, ci si sgomita non di rado.

In compenso, ti servono con solerzia, senza mai valicare il confine tra la rapidità e il metterti fretta.

Le lavagne sul muro annunciano i piatti del giorno, che ruotano sempre attorno a pochi ma garantiti capisaldi di cucina popolare e tradizionale, e soprattutto non sforano nel prezzo, dai 4 ai 6 € a piatto, secondo la portata.